La madre degli imbecilli, si sa, e’ sempre incinta, ma stavolta sembra aver fatto un trattamento di fertilita’. Gli eventi dell’ultima settimana hanno confermato che la piaga non solo e’ diffusa ma anche tanto contagiosa. Da Americano, sulla carta da un anno ma nel cuore da molti di piu’, mi duole ammettere che l’oscar (come miglior imbecille) va a un mio concittadino che visti i film che fa, l’“Oscar” quello vero non sa nemmeno come si scrive. Intendiamoci: i film brutti li fanno in tanti ma Sam Becile (pseudonimo che manco a farlo apposta ci aiuta a rimanere in tema), oltre che con i piedi, il suo lo ha fatto anche volutamente offensivo e provocatorio. Al punto tale da spacciarsi, all’inizio, per ebreo, finanziato per giunta dalla comunita’ ebraica ortodossa degli Stati Uniti.
Non era vero niente: sembra che invece Nakoula Basseley Nakoula, (e visto che tra i suoi capi d’accusa c’e’ anche il furto plurimo d’identita’ non e’ nemmeno tanto sicuro che si chiami cosi’) sia un cristiano copto di origini egiziane ricercato per frode fiscale – che in America e’ una cosa seria – e che abbia ingannato perfino gli attori che a questo punto dichiarano in coro, ognuno dal rispettivo nascondiglio, che i dialoghi incriminati (praticamente tutti) sono stati aggiunti in fase di montaggio. Un occhio attento ed esperto – come puo’ essere il mio, dopo dieci anni di RAI – riuscirebbe a confermare, o smentire, le accuse del cast ma non vale nemmeno la pena provarci: uno perche’ il prodotto e’ cosi’ scadente che sarebbe come costringere un melomane ad ascoltare un orchestra di stonati con la lima al posto dell’archetto; due, perche’ non e’ questo il punto: dimostrare che “l’imbecille in capo” ha agito da solo servirebbe solo a risparmiare a una decina di persone la Fatwa ( cioe’ la condanna a morte pronunciata arbitrariamente dall’autorita’ religiosa, da eseguire non importa quando, come e da chi). E probabilmente nemmeno a quello.
Ormai i suoi “colleghi” sparsi in una ventina di nazioni diverse hanno deciso che e’ colpa di tutti, di tutta l’America e, dato che c’erano, di tutto l’occidente. Vorrei che venissero catturati i responsabili dell’attacco all’ambasciata tedesca di Karthoum, in Sudan, solo per fargli la ‘dipietresca’ domanda: “Che c’azzecca?” e sentire cosa rispondono. Stessa domanda farei a quegli altri (oltre che imbecilli anche un po’ ridicoli) che in Libano se la sono presa con i fast food Hardees e KFC (uno specializzato in roastbeef e l’altro in pollo fritto dunque nemmeno spacciatori di ‘peccaminoso’ maiale). E andrebbe ripetuta in (e in questo caso a “imbecilli” si aggiunga “criminali”) agli assassini del povero Chris Stevens (primo ambasciatore americano ucciso sul campo dal 1979) e i tre uomini di scorta – quattro “eroi e patrioti” come li ha chiamati giustamente il presidente Obama – magari prima di sbatterli dentro e buttare la chiave come esempio per gli altri, come facevano i dittatori dei quali i tanto odiati americani li hanno aiutati a sbarazzarsi … ma questo e’ tema per un altro editoriale.
Il problema e’ che a pilotarli, da una parte e dall’altra, c’e’ gente che imbecille non e’ affatto – per descriverla servono appellativi che in questa sede mi verrebbero, giustamente, censurati. I leader salafiti, per esempio, esclusi dai governi emersi dalla primavera araba per il loro radicalismo, e intenzionati a farla pagare ai fratelli musulmani moderati e agli occidentali che li appoggiano. Ma anche i tanti politici americani senza scrupoli, che in piena campagna elettorale soffiano sul fuoco, mai spento dopo l’11 settembre, della generalizzazione e dell’intolleranza vendicativa, pur conoscendone benissimo le conseguenze. Sia gli uni che gli altri sanno di poter contare sui trattamenti di fertilita’ della madre degli imbecilli, che di questi tempi sembrano, ovunque, piu’ efficaci che mai.