Contributo al libro “L’Azione nel cuore del territorio” che il giornale ha pubblicato per i suoi 110 anni di Storia.
Il primo articolo parlava della corsa alla Casa Bianca, quella tra George W Bush e Al Gore, quella, (ricordate?), che si risolse dopo oltre due mesi di riconteggi, ricorsi, cause e decreti di varie Corti e il cui risultato all’oggi rimane ancora parzialmente in ombra (anche grazie al fatto che di tutti gli Stati dove potevano sbloccare il risultato fu proprio la Florida, con Jeb il fratello di Bush come governatore, a fare da ago della bilancia).
E l’ultimo – almeno di questi primi vent’anni – parla ancora di elezioni, quella tra Donald Trump e lo sfidante Joe Biden, in cui nonostante il risultato fosse chiaro come il sole ha visto il presidente sconfitto aizzare alcune migliaia di suoi sostenitori contro il Campidoglio di Washington mentre – a fatica – cercava di ratificare a due mesi di distanza quel risultato.
E nel mezzo ce ne sono stati un’altra settantina: almeno un terzo dei quali strettamente politico che, nel bene o nel male, e sempre, con un neanche troppo ben celato tocco personale, hanno commentato l’operato di ben 4 presidenti (Bush, Obama, Trump e adesso il neoeletto Biden); negli altri due terzi – nonostante la politica sia sempre e comunque di mezzo – ho cercato di raccontare l’America che vive la vita di tutti i giorni (che so, che va a fare shopping la notte di Thanksgiving o che celebra Halloween) magari paragonandola all’Italia; a volte invece ho cercato di fare il contrario esatto, cioe’ guardare l’Italia e, forte della mia esperienza Americana, (tipo la gestione della neve a Fabriano o il sempre amato Festival di Sanremo) trovare analogie o contrapposizioni tra i due mondi.
Ogni tanto ho anche guardato al mondo, trovando dalla Brexit agli attentati di Parigi, motivi di ispirazione letteraria e sempre, con cadenza almeno annuale, uno sguardo alla mia citta’, Fabriano, osservata con l’occhio attento di chi la ama da sempre ma guardata con una prospettiva esterna, ma non meno (anzi se vogliamo forse ancora di piu’) affettuosa. E poi qualche necrologio: maestri, direttori, personaggi che mi hanno ispirato e amici (anche qualcuno che appartiene in realta’ a piu’ di una categoria) che negli ultimi vent’anni ci hanno lasciato e che ho voluto ricordare con qualche parola scritta, spesso di getto!
Insomma sono un corrispondente vero, che in 20 anni, tutte le volte che qualcosa o qualcuno gli ha fatto prendere la penna in mano, ha messo nero su bianco, con la benedizione sincera e totale del direttore Carlo Cammoranesi, tutte le sensazioni e le riflessioni che gli sono passate per la testa: i cambi di politica, la cultura che cambia, il politically correct che avanza, la rivoluzione digitale, gli attentati, le crisi, l’economia che riporta Fabriano a una realta’ di provincia sempre piu marginale e, fondamentalmente, il tempo che passa!
Ora la domanda e’ … perche’?
Perche’ uno che 25 anni fa si e’ trasferito dall’altra parte del mondo per inseguire un sogno – e che in gran parte ci e’ anche riuscito – si prende la briga e di certo la responsabilta’ di raccontare, gratuitamente e periodicamente, ai propri concittadini tutto quello che in un certo senso gli passa per la testa, sottraendo tempo prezioso ad altre attivita’ e rischiando sempre e comunque di esporsi a critiche che potrebbe tranquillamente evitare?
E’ presto detto (ma la domanda ha bisogno di una risposta in piu’ punti)!
UNO: Da 22 anni, con base a Boston, racconto gli Italiani d’America per RAI International, il canale internazionale della Rai, e da ormai due anni sono anche stato nominato Cavaliere della Repubblica per meriti Internazionali (sto solo aspettando la fine di questa pandemia per farmi appendere questa medaglietta sulla giacca … e siccome non l’ho detto ancora a nessuno spero che la pubblicazione di questo articolo sia postuma. Se non lo sara’, .. beh adesso lo sapete!!). L’onorificenza, alla quale tengo particolarmente, mi e stata concessa anche per tutto il lavoro fatto a latere per la promozione dell’Italia nel mondo, dal partecipare da producer RAI a una serie di grandi eventi (dall’ 11 settembre a una serie di elezioni) alla mia lunga partecipazione alla Dante Alighieri Society, fino al suonare la chitarra per i bambini delle scuole d’Italiano, ecc..
Ma sono i miei oltre vent’anni di racconti di storie Italiane nel mondo ad avermi fondamentalmente candidato alla nomina. Ora, va bene la scuola, va bene la pratica fatta in America e va bene tutto: ma senza “L’Azione” che prima della scuola, prima ancora dell’Universtita’, non avesse creduto in me, facendomi scrivere sulla sue colonne, non so se avrei avuto la sicurezza in me stesso (specie quando in me credevano appena i miei genitori) che poi mi ha permesso di scrivere sulle colonne dell’Herald Tribune, le pagine di Famiglia Cristiana e su tutta un’altra serie di pubblicazioni Italiane e non! Quelle firme, messe quando non sei nessuno (la prima la misi che non avevo ancora 20 anni) sono fondamentali per farti dire .. “si forse ce la faccio, anche se ancora nessuno ci crede!”
E chi, quando poi ce la fa, si fa prendere dalla spocchia e si scorda di chi ha creduto per primo in lui, beh secondo me non fa un favore ne a se stesso ne a tutti gli altri che a inizio carriera cercano in Italia un disgraziato che gli fa mettere una firma da qualche parte! Dunque qualche corrispondenza dall’estero – specie per un giornale locale – e’ preziosa per il giornale, quanto doverosa per me!
DUE: “L’Azione’, per quello che mi riguarda, c’e’ sempre stato e sempre – mi auguro – ci sara’! Tanto per fare un esempio, quando io compivo due anni, il giornale ne compiva 60. Oggi ne compie 110! Avete idea di quante realta’ editoriali sono nate, cresciute e morte – per vari motivi – negli ultimi centodieci anni?? Certo il giornale nasce, cresce, si sviluppa e ancora rimane nell’orbita della piu’ antica istituzione del mondo, ma anche e nonostante cio’, sarebbe potuto sparire piu’ volte. Invece e’ sopravvissuto a tutto e a tutti, continuando a mantenere saldo il numero di chi, per vedere chi nasce e chi muore, chi governa, chi chiude o riapre le strade, chi tiene aperte le farmacie nei giorni di festa e si, anche chi si presta per salvare un gatto rimasto appeso sopra il ramo di un albero, appena arriva lo apre e comincia a leggere.
E una volta che c’e’ si lascia anche rapire dai commenti su chi governa, le lamentele, le diatribe di condominio, i commenti sugli allenatori che dovrebbero andarsene, ma anche dalle tante belle storie che succedono in provincia, le raccolte di fondi, le iniziative di solidarieta’, i ringraziamenti per l’aiuto, e le poesie (si, ci sono anche le poesie) che solo si riescono a leggere in un giornale prettamente locale.
Ora ditemi voi, per uno che ha voglia di parlare – o di continuare a parlare – con i propri concittadini anche a un oceano di distanza, quale mezzo migliore di un giornale cosi?
Certo, finche si parla di Fabriano e zone limitrofe, sono tutti – o quasi – capaci! Ma parlare d’America anche a chi magari l’ha vista solo in cartolina risulta un filino piu’ impegnativo. Secondo me basta solo mettersi nei panni di chi ti legge (come dice mia madre che ancora mi corregge gli articoli, questo incluso) e fare esempi familiari – di cose che conoscono – per spiegare eventi che non conoscono – anche perche’, alla fine, tutto il mondo e’ paese – e il gioco e’ fatto! Magari non proprio con tutti, ma visti i feedback di questi ultimi vent’anni, che raccolgo sia sul web che quando ogni tre – quattro mesi vengo a casa, beh non mi posso proprio lamentare.
TRE: E se non fosse per gratitudine o per la mai domata voglia di comunicare coi miei concittadini, io le mie corrispondenze continuerei a mandarle lo stesso; per un altro motivo ancora, meno egoista e piu generale e’ che chiunque abbia, come me, il giornalismo come ragione di vita, dovrebbe avere ben chiaro: l’importanza fondamentale – specie di questi tempi – del giornalismo locale.
In un periodo in cui i giornali locali chiudono – come cadono d’autunno dagli alberi le foglie – un giornale come appunto “L’Azione” risulta piu’ che mai fondamentale. Internet, e le testate ad esso legate, possono integrarne i contenuti, specie per l’immediatezza dei tempi di pubblicazione, ma non possono, per definizione, prenderne il posto! Una fonte senza controlli di qualita’ – da sola – non puo’ sostituire un giornale con un direttore e una redazione che lo controlla. E questo nel migliore dei casi – cioe’ senza considerare le fake news da cui una provincia senza giornale sarebbe sommersa!
Certo, il dovere del giornale e’ quello di non rimanere indietro, integrando nelle proprie procedure l’immediatezza e la possibilita’ di raggiugere il mondo proprie della rete, ma per quanto riguarda commenti ed analisi non c’e’ niente di meglio che scriverli, nero su bianco, e pubblicarli su carta, mezzo ancora piu’ efficace della televisione, che ha si effetto immediato ma che dopo un po’ – credetemi – non si ricorda piu’ nessuno. A quel punto non ci saranno problemi di network che tengano, e li rimarra’ per sempre: dopo tutto se gli epitaffi sono incisi ancora sulla pietra un motivo ci sara’! Certo, per farlo ci vogliono i fondi, ma per lo stesso motivo citato prima, all’istituzione che governa il giornale in questione quelli non dovrebbero mai mancare!
Io, per non sbagliarmi, con i miei settanta articoli sto per pubblicare un libro, che ancora di piu’ del giornale rimane sulla scaffalatura – anche tutta la vita. E non e’ un canto del Cigno, … tutt’altro! In realta’ con il titolo “Cari Concittadini” sara’ il primo di una serie – sperando, chiaramente di arrivare a scrivere i prossimi!
Nel frattempo fate la cortesia concittadini cari: ogni volta che mi vedete per Fabriano, come gia’ fate da sempre, qualsiasi cosa stia facendo fermatemi e ditemi: “Ste, ti ho letto su “L’Azione””, anche se non siete d’accordo con una parola di quelle 62808 (ebbene si, le ho anche contate) che ho scritto in vent’anni di corrispondenze! Sara’ una giustificazione per continuare a farlo e un motivo in piu’, tra i tanti che gia’ ho, per tornare a casa!