Il fallito attentato alla vita di Donald Trump e le sue conseguenze politiche.
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Cari concittadini,
Ve la ricordate Oriana Fallaci, la migliore giornalista che abbiamo avuto in Italia? Lei aveva smesso di scrivere da un po’, e viveva a New York in un aureo isolamento insieme al cancro che, qualche anno dopo, se la sarebbe portata via. Poi l’undici settembre 2001 succede quello che sappiamo tutti e lei scrive per il Corriere della Sera un articolo, bellissimo, intitolato “La Rabbia e L’Orgoglio”. Talmente bello che poi lo usa come canovaccio per scrivere un piccolo libro, con lo stesso titolo, che ancora oggi resta, almeno per me, la migliore analisi italiana di quella tragedia mondiale.
Allora cari concittadini, anche io ho smesso di scrivere, da quando la RAI, dopo 23 anni e oltre 1000 servizi con il mio nome sotto, mi ha rimandato a casa senza nemmeno spiegarmi il perche’ e mi ha costretto ad accontentarmi di un lavoro non mio. Certo il cancro ancora non ce l’ho (forse anche perche’ fumo molto meno di lei), ma vi assicuro che la mia situazione toglie lo stesso il respiro e sicuramente fa passare in toto la voglia di mettere quello che penso nero su bianco.
Ma ieri, qui in America, e’ successa una cosa talmente grave che devo e voglio commentare per voi. Dunque, come la Fallaci, esco dal mio aureo isolamento letterario per raccontarvi quello che mi passa per la testa dopo il fallito attentato alla vita del Presidente, e del candidato, Donald Trump. (Certo, io non sono la Fallaci – per quanto mi piaccia il paragone – e questo non e’ il Corriere della Sera, ma magari da questo esercizio ci guadagniamo sia io che voi!).
Allora cominciamo dicendo che un deficiente – perche’ solo ai deficienti capita di mischiare la politica con la violenza – di cui non voglio ricordare nemmeno il nome, va all’ultimo comizio elettorale di Donald Trump prima della Convention Repubblicana che lo incoronera’ candidato per le elezioni di Novembre, con un’arma d’assalto. Si apposta su un tetto, dove non lo vede nessuno, e dopo 7 minuti di comizio gli spara in testa. Uccide uno spettatore e ne ferisce gravemente altri due. Ma Trump, a parte una ferita su un orecchio, rimane praticamente illeso. Anzi prima di essere portato via riesce ancora ad arringare la folla urlando “combattete, combattete”! Al deficiente in questione invece va molto peggio: ai servizi di sicurezza basta un minuto per “neutralizzarlo” ed evitare un panico generale che sarebbe stato ancora piu’ pericoloso dei suoi sciagurati spari.
Cari concittadini, per quanto mi dispiaccia per i morti e i feriti, e per quanto pensi sia dannosa una seconda presidenza Trump per la politica e in generale per la vita Americana, sono contento che quei colpi non siano andati a segno. Come nel calcio, un centimetro avrebbe fatto la differenza tra un orecchio che sanguina e la testa che esplode, davanti a tutti e in diretta tv nazionale. Se sabato scorso Trump fosse morto adesso qui ci sarebbe la guerra civile. Cosa che anche quelli che scrivono sui social “come hai fatto a sbagliare mira?”, dovrebbero sapere. Immaginate infatti cosa avrebbero fatto gli stessi Trumpiani che hanno attaccato il Congresso il 6 gennaio di due anni fa solo perche’ il loro leader non condivideva il risultato elettorale, con lo stesso leader morto ammazzato! Io, che vivo qui, non ci voglio nemmeno pensare.
“Calmiamoci, calmiamoci tutti” ha ripetuto piu’ volte il presidente Joe Biden, che dopo l’attentato e’ gia’ andato due volte in televisione. E ha continuato “Non lasciamo che la violenza faccia parte dello scontro politico, mai! Punto! Senza Eccezioni”. Queste sono le parole che devono venire da un capo di Stato, anche e soprattutto se la potenziale vittima dell’attentato e’ il suo principale avversario politico, uno che nonostante sia stato processato e condannato, lo accusa pubblicamente non solo di essere rimbambito ma anche di essere stato il “peggior Presidente di tutta la Storia Americana”. Solo per questo Biden gia’ meriterebbe il voto. A prescindere dai nomi che sbaglia e dalle volte che si addormenta in pubblico.
Peccato che ancora non si sa nemmeno se correra’ o no. Anche perche’ dopo il dibattito fallimentare contro Trump, il partito preoccupato – a ragione – dei danni del tempo che passa gli si sta rivoltando contro. Il New York Times l’ha gia dato per spacciato dicendo che in queste condizioni di fragilita’ Trump vincera’ di sicuro con tutti i rischi per la democrazia che ne conseguono. Oggi la pagina dei commenti recitava: “Trump ha fallito i test di leadership e tradito l’America: a novembre i votanti devono rigettarlo!!” Chiaramente sezione stampata prima dell’attentato ma comunque pubblicata lo stesso!! E Adesso da Destra, dove c’e’ sempre meno gente che crede al New York Times – cosi come a tutti i media classici – stanno gia’ arrivando accuse di aver istigato l’attentato demonizzando pubblicamente Trump.
Il problema, cari concittadini, e’ che in America ormai non si puo’ piu’ parlare di politica senza rischiare di litigare. Ed e’ anche abbastanza normale visto che ormai la gente comune, invece di fare un controllo delle fonti, legge le notizie su tik – tok. Ma grazie a Dio dalla guerra civile siamo ancora lontani.
Anche io sono contento che Donald non sia morto, chiaro! Ma, conoscendolo, penso che usera’ il sangue versato sabato per scopi politici, e funzionera’ pure! Mentre la sinistra dovrebbe fare mea culpa e contare tutti quelli che negli anni ha fatto scappare verso Trump perche’ in nome del politicamente coretto non si puo’ piu’ dire “Buon Natale” o “sono fiero di essere eterosessuale”. Un arroganza politica inspiegabile – che purtroppo sta prendendo piede anche in Italia – e che secondo me, che non sono la Fallaci ma abito qui da ventotto anni, sara’ uno dei motivi principali che riportera’ Donald Trump all’ufficio ovale.