Il racconto di una vittoria schiacciante che lascia qualche preoccupazione
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Cari Concittadini,
Le transenne intorno a Capitol Hill, alla Casa Bianca e addirittura fuori casa di Kamala Harris stavolta non sono servite. Ma hanno fatto bene a metterle, visto che il giorno delle elezioni Donald Trump aveva gia’ cominciato a parlare di frodi elettorali in Pennsylvania e in altri stati in bilico. Ma siccome ha vinto, anzi stravinto, lui – a dispetto dei sondaggi ancora una volta sbagliatissimi – il suo popolo ha festeggiato pacificamente. Poi, verso le tre di notte, tutti a letto.
La buonanotte l’aveva data lui, un’oretta prima, quando davanti a una platea di sostenitori e soprattutto donatori, aveva parlato del “Importante mandato ricevuto dagli elettori” (alla fine ha vinto in 38 stati, il Senato, la Camera, e anche, con oltre 4 milioni di consensi in piu’, il voto popolare, cosa che non succedeva al partito Repubblicano dalla seconda elezione di George Bush nel 2004). Mandato che gli permettera’ almeno per i primi due anni, di fare, in pratica, tutto quello che gli passa per la testa, senza nemmeno preoccuparsi delle condanne in corso, visto che la corte Suprema, grazie a Giudici messi li’ da lui nel primo mandato, gli aveva gia’ garantito l’immunita’ per tutta la presidenza.
Mentre il buongiorno e’ arrivato il giorno dopo dalla vice Presidente Kamala Harris e l’indomani dal Presidente Joe Biden che, nello spirito dello storico fair play americano, hanno ammesso pubblicamente la sconfitta. Chiaro e’ che, appena spente le telecamere, il partito ha cominciato un’autocritica che chissa’ dove andra’ a finire; ma prima, Biden (in carica lo ricordiamo fino al 20 gennaio), ha ricordato all’avversario, e al paese, che “e’ troppo facile amare questa nazione solo quando vinci”.
Comunque stavolta ha rivinto, anzi ha stravinto lo ripeto, Donald Trump. Non solo rispetto al 2016 e’ andato meglio, ma nel frattempo si e’ anche sbarazzato di tutte le frange del partito che non erano d’accordo con lui, e la sua presenza e’ stata determinante nelle elezioni dei suoi al Senato e alla Camera. Che piaccia o no, il partito Repubblicano e’ diventato il suo, e rispetto a otto anni fa avra’ molti meno problemi nel designare un’amministrazione di “generali leali”, Il che rendera’ il governo meno democratico, certo, ma senz’altro piu’ efficiente. “Come quelli di Hitler” aveva detto in campagna elettorale – senza ricordarsi (anche perche’ probabilmente nemmeno lo sa) che: uno, alcuni hanno cercato di fare la pelle al dittatore nazista e , due, che alla fine gli hanno fatto comunque perdere la guerra!
E quella, cari concittadini, e’ solo una delle stupidaggini dette ai comizi o durante le interviste fatte in televisione o su podcast. Per elencarle tutte non basterebbe l’intero giornale. Ma una ve la devo dire, per forza, anche se magari gia’ la sapete. Durante l’unico dibattito fatto contro la Harris, s’invento’ che a Springfield (nome piu’ generico non si puo’) una citta’ dell’Ohio, spariscono i cani e i gatti perche’ i tanti immigrati Haitiani che ci sono li – parecchi entrati tra l’altro legalmente – se li mangiano. Neanche fosse Vicenza durante la guerra!! Il moderatore, David Muir della ABC, lo sbugiardo’ in diretta e lei, Kamala, si fece, sempre in diretta, una grassa risata, di quelle simpatiche, per cui e’ anche abbastanza famosa.
Ora nonostante Trump l’avesse letto su internet, su un sito di quelli specializzati in Fake News, ci e’ voluto piu’ di un mese per provare che la notizia non fosse vera: complici i suoi fedelissimi, che non si azzardano mai a non essere d’accordo con lui, due terzi dei suoi votanti, che alla BBC hanno dichiarato di crederci, e, visto che c’erano, un paio di gruppi suprematisti bianchi che hanno minacciato le scuole di Springfield con almeno 10 allarmi bomba. A quel punto, cara Kamala, c’e’ veramente poco da ridere. (A Fabriano si direbbe in modo diverso: ridi sto …. ma lasciamo perdere!).
E se per smentire una bambocciata del genere ci vuole un mese, immaginate quanto e’ difficile farlo per una narrazione del momento Americano, ripetuta fino alla nausea, e che oltretutto un po’ di senso ce l’avrebbe pure: e’ vero che le cifre dell’economia non sono malvage e che i crimini peggiori sono perpetrati da cittadini, oltretutto bianchi, e che con quello che succede in Ucraina e in Medio Oriente l’America centra poco ma, dopo tutto, i prezzi sono alti, il sogno americano per tanta gente che lavora sta svanendo, l’immigrazione e’ un problema per tutti, e il mondo e’ pieno di guerre che i contribuenti finanziano. Basta uno che la racconti giusta, una serie di fedelissimi che gli danno corda e una rete di social network – moderna torre di babele – che amplifichi il tutto, e il gioco e’ fatto. La Destra Trumpiana tutto questo ce l’ha avuto. La sinistra, di governo, con il leader che aspetta l’ultimo minuto per ritirarsi, molto meno.
Di tutte le frasi lette in questi giorni ve ne propongo una di Maureen Dowd una delle editorialiste storiche del New York Times: “Gli addetti ai lavori democratici pensavano che la gente avrebbe votato per Kamala Harris, per liberarsi di Trump. Ma più persone hanno finito di votare per Trump, perché amavano meno il Partito Democratico.”
Io, cari concittadini, per trovare i votanti di Trump dalle mie parti ho dovuto fare qualche kilometro, ma nelle uniche due contee che hanno votato a destra, mi sono sentito dire che: le tariffe salveranno l’economia (quando per stampare la Bibbia con il suo nome Trump e’ andato in Cina), che Trump esprime i valori della famiglia (quando mentre la moglie attuale allattava il figlio lui andava a letto con le pornostar) e che vista la maglietta che indossavo – con le stelle e le strisce – erano sicuri che avessi votato Trump anche io (ormai infatti la bandiera e’ usata solo dai suoi sostenitori, gli stessi che tre anni fa usavano il palo a cui era attaccata per darlo in testa agli agenti a guardia del Congresso).
La cosa che mi fa piu’ rabbia e’ che due delle tre interviste che ho citato, vengono da immigrati legali, gli stessi che dopo aver ottenuto la cittadinanza non si ricordano piu’ da dove sono venuti e votano a destra per lasciare fuori, o peggio mandare fuori, i nuovi, illegali, e meno fortunati di loro. Certo c’e’ anche tanta gente che nonostante i soli 107 giorni di campagna elettorale si sarebbe messa nelle mani di Kamala Harris. Io ho parlato con tanti di loro e, vi assicuro, sono tutti abbastanza preoccupati, ma ormai contano poco. Con Casa Bianca, Senato, Camera e Corte Suprema in mano, gli Stati Uniti saranno per un po’ il giocattolo di Donald Trump. Adesso manca che cambi il nome al Partito Repubblicano, lo chiami “Forza America”, e il gioco e’ fatto!
E questa cosa non fa ridere, cari concittadini, neanche’ un po’! Ne’ a Kamala, di cui secondo me non sentiremo piu’ parlare, ne’ a noi, che qui dobbiamo starci per i prossimi quattro anni!