Oggi festeggiamo lui. E per ricordare i nativi americani magari scegliamo un’altro giorno.
Quest’anno il Columbus Day cade proprio, come si dice dalle mie parti nel “Giorno del Santo”, il 12 Ottobre, cioe’ il giorno in cui nel 1492 il Navigatore Genovese scopri’ L’America come mi hanno insegnato a scuola, in Italia, un era geologica fa!!
E se dico era geologica non e’ solo perche’ sono passati tanti anni (non vi dico quanti altrimenti fate i conti e risalite alla mia veneranda eta’) ma anche e soprattutto perche’ da allora e’ cambiato tutto – non sempre, e non necessariamente, in meglio.
E’ Chiaro che crescendo uno scopre che le cose non sono cosi’ semplici come le hai sentite con fiocco e grembiulino addosso. Piano piano, studiando la storia alle medie, alle superiori, e, nel mio caso, anche all’universita’, ci si rende conto, per esempio, che l’America l’avevano gia’ “scoperta” molto tempo prima i Vichinghi – anche se magari non l’hanno chiamata cosi’ e, soprattutto, non l’hanno detto a nessuno. Oppure che nemmeno lui sapeva (di sicuro nel primo mitologico viaggio) di averlo fatto. Altrimenti tutto il continente si sarebbe chiamato Colombia e gli indigeni “Colombiani”. Se li ha chiamati “indiani” e facile capire dove credeva di essere.
Poi, crescendo ancora un po’, si scoprono anche i motivi politici ed economici che c’erano dietro a quell’avventura, e che magari sia il capitano che i naviganti non erano tutti idealisti e sognatori e che siccome mettevano a rischio la vita per arricchire i reali di Spagna, qualcosa, se fosse andata bene, volevano – giustamente – guadagnarci anche loro. Cristoforo Colombo (anzi Cristobal Colon come si faceva chiamare dai suoi finanziatori) compreso.
Infine, se come me si ha la fortuna di avere amici che fanno gli storici di professione, si scopre, (come ho scoperto io quando da giornalista ho cominciato a pormi la domanda “ma che ha fatto di male Colombo per farsi abolire la festa e addirittura farsi distruggere le statue?”) che nel contratto stipulato con la Corona Spagnola c’e’ era anche la clausola che in caso di “missione compiuta” il capo- spedizione sarebbe diventato Governatore delle terre che scopriva con tutti gli onori, ma anche tutti gli oneri che una carica del genere presuppone. Mettiamoci dentro che nel 1400 “quasi 1500” (come si dice in un famoso film comico Italiano) nella “cattolicissima” Spagna i non battezzati erano considerati “umani di serie B, se non addiruttura C”, ci vuol poco a capire che magari qualcosa di non piacevole nel rapporto con i legittimi residenti di quelle terre appena “scoperte”, sotto il “governo-Colombo” sara’ pure successo.
Ora, si sa (anche senza avere amici storici di professione), che la storia la scrive chi vince omettendo, o ricamando, quando fa comodo. In realta’ la storia – di tutto e di tutti – e fatta sempre di luci e ombre, dunque per definizione “i buoni e i cattivi” si scambiano il ruolo a seconda di chi ce li racconta. Piu’ che altro perche’ non ti spiega perche’ i cattivi sono stati tali e piu’ che altro cosa gli hanno fatto i “buoni” per farli diventare cosi’.
Relativismo ed eroi pero’ non vanno d’accordo, nonostante le societa’ – tutte le societa’ – abbiano bisogno dell’uno e degli altri. E questi ultimi – gli eroi – per essere tali devono per forza trascendere dai chiaroscuri che emergono dai dettagli storico-biografici e diventare dei simboli. Senza questa operazione semplificatoria non se ne salverebbe neanche uno. Tutti i padri fondatori dell’America, per esempio, possedevano schiavi: se guardati con occhi moderni bisognerebbe abolire anche il 4 Luglio!! E se il navigatore Italiano (nonostante tutto) e’ diventato un eroe, per tutti, non solo per gli italoamericani, non e’ assolutamente un caso.
In realta’ la figura di Cristoforo Colombo e stata adottata molto prima dagli americani stessi perche’ simbolo di coraggio, di pensiero libero, di spirito d’intrapresa, (e, nel caso dei coloni ribelli e vittoriosi contro la Corona Britannica , anche perche’ semplicemente non-inglese). Le stesse qualita’ che lo hanno reso un simbolo presso molti popoli Europei (Irlandesi, Polacchi, Ebrei) che in America avevano trovano sicurezza economica e non solo. Gli Italiani, arrivati praticamente per ultimi, lo hanno in realta’ ereditato e siccome, almeno d’origne, Italiano come loro, e’ stato quasi naturale farlo proprio, tingendo nel giro di un secolo e mezzo il giorno a lui dedicato (e di recente tutto il mese di ottobre) a forte tinte tricolori. In altre parole L’esploratore Genovese e’ diventato – ed e’ tuttora – l’emblema degli Italiani che in America ce l’hanno fatta.
Ora, trasformare la festa a lui (e a loro) dedicata in “lndigenous People’s Day “, o giorno degli indigeni (in italiano suona anche peggio!) , come hanno gia’ sciaguratamente fatto tanti enti locali (comuni, contee e addirittura qualche Stato) non ha senso alcuno, se non quello di cavalcare la “moda” per attirarsi certe simpatie politiche dando alle minoranze un “contentino” (a buon mercato) invece di mettersi in gioco aiutandole “seriamente” ad emanciparsi da secoli di sfruttamento.
Tantomeno la sostituzione delle ricorrenze regge da un punto di vista storico. Tanto per cominciare, in Nordamerica (e dunque quello che oggi sono gli Stati Uniti) Colombo non c’e’ mai stato, in nessuno dei suoi 4 viaggi transoceanici. Dunque di sicuro con la vicenda dei Nativi Americani c’entra poco e niente.
E anche dando per sua la scoperta del continente, tutte le nefandezze che vi sono successe sopra, sarebbero successe comunque, a prescindere dallo scopritore. Che poi nella lista dei popoli Europei che hanno, a turno, violato i suoi abitanti, quello Italiano non c’e’ affatto. Semmai figura in quelli violati, a loro volta, una volta arrivati qui.
E’ triste, ma ormai si rischia di aizzare una minoranza bistrattata contro l’altra, sperando che nella bagarre ci si dimentichi dei veri autori delle malefatte, passate, presenti e future.