Impressioni e Sensazioni di un “Emigrante”
sull’Evento Fabrianese dell’UNESCO
“New York era la sua citta’, e lo sarebbe sempre stata!”.
Credetemi, Cari concittadini, la citazione dotta – per l’esattezza la frase conclusiva del prologo di “Manhattan”, capolavoro (in Bianco e Nero) di Woody Allen – non e’ messa qui a caso.
Se scomodo un “classico” e’ perche’ qualche sera fa, la mia , la nostra, Fabriano, anche se solo per un attimo mi ha ricordato la “capitale del mondo”, quella Manhattan che nel film citato, cosi’ come in tanti altri, passa inevitabilmente da ambientazione a protagonista, da sfondo a personaggio principale, grazie quell’energia infinta e unica che sprigiona e genera da sempre.
La stessa che mi ha fatto innamorare di New York sin dal primo momento che ci ho messo piede, nella lontana estate del 1985, e che da allora continua a pervadermi, a percorrermi ed a eccitarmi allo stesso modo, ogni volta che con una scusa o l’altra ci torno – e vi assicuro in 34 anni di scuse per tornare nella “Grande Mela” (che tra l’altro ormai solo i turisti chiamano cosi) ne ho trovate veramente tante.
Ebbene, anche se – ripeto – solo per un attimo – per l’esattezza durante e subito dopo i fuochi di artificio a suggello della settimana UNESCO – al centro storico della mia amata Fabriano non mancava niente per richiamare, almeno nella mia mente di emigrante nostalgico, Times Square, l’intersezione tra la 7th avenue e Broawday, tra la 42esima e la 47esima strada, chiamata a ragione (e in questo caso non solo dai turisti) “L’Incrocio del Mondo”.
Certo non c’erano i variopinti e luminosi cartelloni pubblicitari, gli schermi giganti, e nemmeno i figuranti mascherati da Statua della Liberta o da personaggi Marvel che ti chiedono 5 dollari per farti un selfie con loro (quelli in realta’ stonano anche a Times Square), ma c’era tutto il resto: musica, negozi aperti, fuochi d’artificio, e gente, tanta gente … talmente tanta da richiedere, (proprio come a Times Square a Capodanno) l’uso di transenne e poliziotti armati con tanto di auricolare per creare vie di fuga nel caso qualcosa vada storto e la “folla” – di manzoniana memoria – cominci a pensare con la sua testa.
Dunque, tanta gente, ma proprio tanta, come all’”incrocio del mondo Fabrianese” (tra piazzale Miliani e via Cialdini, tra San Biagio e San Venanzio) non si vedeva da un bel po’. E non una folla normale, bensi’ variegata e internazionale che, nonostante immersa in un mare di fabrianese stretto, parlava tutte le lingue del mondo e che andava verso – o veniva da – luoghi o interessanti, o divertenti o tutt’e due: mostre d’arte, padiglioni espostivi, concerti, spettacoli teatrali, ristoranti, cantine, osterie.
Delegati UNESCO che si avviavano verso gli hotel mescolati a figuranti, contradaioli, e atleti del Palio, che, al contrario, dopo i fuochi convergevano nei vari quartier generali delle 4 porte, pronti a dar via alla “loro” festa, quella fatta di cori tanto sguaiati quanto alimentati dall’alcol a buon mercato che, senza soluzione di continuita’, prendevano il posto delle note non a tutti comprensibili del Jazz e di alcuni esperimenti sonori – di cui (e non solo secondo me) si poteva fare volentieri a meno – e risuonavano nei vicoli cittadini fino a notte inoltrata …
E sapete che vi dico, cari concittadini … va bene, anzi benissimo, cosi!!
L’atmosfera elettrica, magica, di questi giorni (di cui personalmente mi sono trovato a godere per puro caso e – causa lavoro – molto meno di quanto avrei voluto) e’ scaturita dal – fortunato – combinato disposto di Convegno Unesco e Palio di San Giovanni:
Per quanto mi riguarda, cari concittadini il primo non ho ancora ben capito (cosi’ come molti di voi con cui ho parlato in questi giorni) di cosa si trattasse. Capisco solo che qualsiasi cosa porti in citta’ nello stesso giorno : il Presidente della Repubblica, il giornalista Beppe Severgnini, l’orchestra da Camera della Scala e uno dei Jazzisti Italiani piu famosi al mondo (a prescindere dal fatto che usa la nostra piazza come cavia per condurre – ripeto – esperimenti sonori di dubbio gusto) deve per forza essere qualcosa di buono.
Anche il palio lo capisco poco: ovvero, capirlo magari lo capsico anche e, (sebbene non sia mai riuscito ad appassionarmi piu’ di tanto alla rivalita’ – inventata – tra le quattro porte) l’ho sempre sostenuto e approvato fin dalla prima edizione.
Come sostengo i passaggi delle mille miglia, e le fiere del “food and drink” (in un caso e nell’altro consiglio di pubblicizzarle in Italiano sia per principio sia per non fare figure barbine con chi l’inglese lo sa davvero e che quando legge “break lunch”, invece di “lunch break” non sa se ridere o piangere … o semplicemente chiedersi chissa’ mai cosa non andasse con la frase “pausa pranzo” .. muah!!) e quelle dell’artigianato, e le feste antico-romane, e le magnalonghe e le gare di enduro, e di ruzzola e, che ne so …di sputo con l’asta!
In altre parole tutto quello che porta i fabrianesi (cioe’ voi, cari concittadini) fuori di casa, e i non fabrianesi entro le quarto “porte” della mia amatissima citta, .. creativa .. del fare …!
Peccato pero’ che per troppo tempo sia rimasta “un dormitorio del fare”: del fare i frigoriferi, le lavatrici, le cappe, e gli scaldabagni (ve be’ quelli li fa ancora … speriamo che duri!), del produrre fino all’ultimo elettrodomestico utile permettendo a chi – anche grazie a una classe politica asservita e complice – ha lucrato sulla fedelta’, la buona fede o la dabbenaggine dei fabrianesi, di scappare col bottino (vergogna!) e di andarlo a investire altrove.
Invece di reinventarsi quando era ora, quando parte di quel bottino era ancora vivo e disponibile, e trasformare – magari piu’ spesso di una volta ogni 5 anni – Piazza del Comune in una “Times Square” in miniatura, e Fabriano, la mia citta’ da sempre e per sempre, in una bellissima “Piccola Mela Nostrana” del Centro Italia.