Ancora una volta, un filo di neve mette in crisi la citta’
Riflessioni e lamentele di un fabrianese emigrato dove la neve,
nonostante cada davvero, viene affrontata come si deve.
Quando ho deciso all’ultimo minuto di tornare a casa da Boston, per festeggiare – anche se un po’ in ritardo – il natale, non avrei mai immaginato di trovare questa sorpresa bianca: tre giorni di neve fina, lenta e tanto natalizia che crea l’atmosfera giusta, coprendo la mia amata citta’ di una coltre candida, ovattata e un po’ magica.
Magica si’, sui monti e sui tetti, ma purtroppo scivolosa e tendente a trasformarsi, grazie alle temperature polari degli ultimi giorni dell’anno, in ghiaccio, pressato e liscio, trasformando in pista di pattinaggio olimpica, strade e marciapiedi cittadini.
In realta’ piu’ che di coltre si e’ trattato di una “spolverata”: cio’ nonostante e’ bastato, e avanzato, a bloccare l’intera citta’ – e non solo parcheggi e stradine secondari ; a rendere il semplice attraversamento di Viale Zonghi una rischiosa e funambolica avventura; e un viaggio verso Sassoferrato un odissea simile a quelle che si vedono nei programmi di “ice trucking” dove camion giganteschi sfidano per effettuare consegne dell’ultim’ora i ghiacci eterni dell’Alaska.
Tuttavia il confine tra la thundra e il mondo civilizzato correva sul bivio per San Cassiano, (esattamente dove la manutenzione cessa di essere responsabilita’ del comune di Fabriano), oltre il quale la neve, da pericolosa “pappa” sdrucciolevole sul manto stradale tornava relegata al suo ruolo coreografico su monti , tetti … e basta!
Dunque, di nuovo, esattamente come due anni or sono, qualcuno investito dell’autorita’- e teoricamente dei soldi pubblici a disposizione per le emergenze – ha deciso di lasciare che “la natura seguisse il suo corso” e trasformasse tutto, compresa una piazza del comune ovviamene disertata la notte di San Silvestro, in un pista di pattinaggio.
“Per risparmiare” mi hanno detto in tanti, mentre a gran voce esprimevo pubblicamente il mio stupore per un comportamento delle istituzioni che a Boston (dove nevica e gela davvero) costringerebbe a chiudersi in casa il giorno del ringraziamento e riemergere a Pasqua.
Ma per risparmiare cosa? Giusto i soldi per la pista di pattinaggio, quella artificiale, – altra tradizione, cosi’come i fuochi di capodanno, sacrificata alla crisi. Non credo si debba venire dall’America per intuire che ad ogni euro non speso in sale, ghiaia e quant’altro serva a rendere strade e marciapiedi praticabili, ne corrispondono chissa’ quanti in spese sanitarie per le vittime degli incidenti e chissa’ quanti altri persi in mancati acquisti e spese festive, tanto voluttuarie quanto necessarie in tempi di crisi come questi.
Con una situazione economica che gia’ blocca tutto di suo, il comune di Fabriano ha deciso, ancora un volta, di aspettare che tornasse il sole!