C’era una volta Anthony Wiener, deputato dello stato di New York tra i favoriti alla successione di Michael Bloomberg come sindaco della “Grande Mela”. Poi un brutto giorno (per lui) del 2011 venne alla luce una foto dei suoi genitali che, come si scoprì ben presto, lui stesso aveva inviato via twitter a una donzella del suo staff: una forma di corteggiamento digitale non si sa bene quanto gradita alla signorina in questione, ma di sicuro poco alla moglie (consigliera – ironia della sorte – di Hillary Clinton) e meno ancora ai vertici del suo partito che prima di scoprire che effetto avrebbe fatto sull’elettorato tale galanteria informatica lo costrinse a dimettersi. Non prima però di aver mostrato rimorso e pentimento in una bella conferenza stampa in diretta TV. E fu così che in un baleno il giovane deputato di belle speranze si trasformò nello zimbello dei comici di tutta l’America aiutati del fatto che il suo cognome in inglese vuol dire anche “salsicciotto.”
Wiener non fu il primo politico americano, e probabilmente non sarà nemmeno l’ultimo, a mandare in fumo anni di carriera politica per una “scappatella” – digitale o classica che sia.
L’anno prima fu la volta di Mark Sanford governatore del Sud Carolina che raccontò a tutti di essere andato a fare una settimana di trekking sui monti Appalachi mentre in realtà era volato in Argentina per una settimana di (ognuno metta il gerundio che vuole – anche in questo caso i comici si sbizzarrirono) con l’amante.
E l’anno prima ancora del governatore dello stato di New York, il brillante Eliot Spitzer, che dopo aver condotto una crociata legale repressiva contro i reati di prostituzione si fece beccare con una squillo da 1000 dollari l’ora. Soldi suoi, per carità, ma non fu questo il punto.
A prescindere da quanto legale o privato sia l’episodio, per i malcapitati c’è prima la gogna mediatica – che qui di solito ha la forma di un podio – da cui chiedere pubblicamente scusa agli elettori e alla moglie (spesso presente in questi casi) poi la forca, (politica, s’intende) il cui boia è di solito l’establishment del proprio partito che risparmia al reo confesso (sempre, pentito spesso fino alle lacrime,) lo strazio di un linciaggio elettorale che negli Stati Uniti segue puntualmente gli scandali – sessuali e non solo.
Ma qui per perdere le elezioni basta molto meno: lo sa bene Scott McInnis ex deputato del Colorado che copiò un rapporto sulla legislazione per le acque pubbliche invece che scriverlo di proprio pugno: la cosa emerse (e il caso di dirlo) un mese prima delle elezioni per il posto da governatore cui si era candidato con ottime probabilità di vittoria: perse rovinosamente sia l’elezione che il seggio al Congresso.
O il giudice della corte suprema della Pennsylvania Joan Orie Melvin colpevole di aver lasciato che la sorella usasse parte del suo staff per la sua campagna elettorale da deputato Statale. Lei si è dichiarata direttamente colpevole lo scorso febbraio e si è dimessa senza aspettare la disfatta della sorella, ritiratasi anche lei dalla corsa.
Negli ultimi tre anni almeno 60 i casi di politici a livello statale che hanno “perso la poltrona” : insieme ai classici reati amministrativi e fiscali moltissimi quelli personali come la violenza domestica o la guida in stato di ebbrezza.
Altro che Bunga Bunga! In America con la disonesta’ non si scherza. Specie dopo essere stati scoperti con le mani nel sacco, … o altrove!
Eppure, dopo gli scandali, anche quelli a sfondo sessuale, a volte c’è vita anche qui.
Bill Clinton, ancora amatissimo (apparentemente, almeno in pubblico, anche dalla moglie) è la prova vivente che si può sopravvivere alla gogna, mediatica, partitica o elettorale che sia.
Di fatto Sanford è appena stato rieletto due mesi fa come deputato al Congresso: segno che nel suo Sud Carolina gli hanno già perdonato quella sessione di “trekking” sudamericano: la moglie un po’ meno visto che nel 2011 ha chiesto e ottenuto un costoso divorzio.
E Sembra che anche Wiener (l’onorevole salsicciotto) abbia espresso (proprio su twitter!!) l’intenzione di candidarsi da sindaco di New York alle prossime elezioni. E che la moglie lo abbia addirittura perdonato … influenzata forse dall’esempio della sua titolare Hillary alla quale il perdono, almeno politicamente, non sembra avere nuociuto affatto.
A Spitzer è andata peggio di tutti: la carriera da conduttore alla CNN (addirittura in un programma che portava il suo nome) non è durata nemmeno lo spazio di una stagione. E secondo le indiscrezioni del gossip il suo divorzio sembra imminente. Dopotutto dei tre è l’unico ad aver fatto qualcosa di illegale (la prostituzione a New York è un reato, anche per i clienti) e forse, in un certo qual modo, è giusto così.
Intanto, dall’altra parte dell’oceano, c’era una volta un presidente del consiglio che si circondava di signorine belle e compiacenti e a chi gliele conduceva in casa elargiva denaro, posti da direttore di telegiornale e poltrone di consigliere regionale … ma questa è un’altra favola, anzi per gli standard americani è quasi un racconto di fantascienza.