Stallo Parlamentare e demagogia anti-europeista: i risultati del voto visti “da fuori”
“Ma come fanno gli italiani ad essere tanto bravi nell’arte del vivere quanto scarsi in quella del governare?” scriveva domenica scorsa Frank Bruni, editorialista del New York Times.
Purtroppo cari concittadini, in America e nel mondo ci vedono così. E lo scoraggiante spettacolo di lunedì scorso non aiuterà certo nessuno a cambiare idea. Semmai contribuirà a peggiorare la pessima stima di cui godiamo internazionalmente nell’amministrare la cosa pubblica, anche e soprattutto quando – come nel caso di un’elezione – abbiamo la possibilità di controllarla direttamente.
Per carità gli italiani hanno tutto il diritto di essere stanchi, amareggiati e disillusi, perché’ no anche un po’ arrabbiati. Ma lo scorso fine settimana quella rabbia (almeno così appare da fuori) è stata diretta e incanalata nella direzione peggiore. Tanto per cominciare, un quarto degli italiani non ha votato, ( e non penso che la neve sia stata la causa principale).
Un altro quarto ha votato per un movimento di cui poco si sa – visto che comunica molto, ma a senso unico ,sul web, evitando confronti e giornalisti – se non l’intenzione, nobile, di fare piazza pulita e quella, un po’ meno nobile specie in una democrazia parlamentare, di non volersi alleare con nessuno. Ah, dimenticavo e si sa anche che guarda con sospetto all’Europa e alla moneta unica al punto da voler indire un referendum in proposito … l’ideale per attirare investimenti stranieri nel nostro paese!
Un terzo ha votato per un’altra entità, il PDL, (chiamarlo partito mi pare una parola grossa visto il livello di democrazia interna) di cui invece si sa anche troppo, ma che di se è riuscita evidentemente a far dimenticare abbastanza, grazie a un anno di tasse e sacrifici che essa stessa ha varato ma che astutamente ha lasciato mettere in pratica dal “tecnico” di turno, al quale ha dato prima la fiducia in paramento, poi la colpa dei danni propri (e – a onor del vero – non solo), combinati in vent’anni di ‘seconda repubblica’. Certo se il malcapitato “tecnico” nella sua brillante carriera di economista avesse preso – tra un meeting con la commissione trilaterale e una lectio magistralis – qualche lezione di comunicazione forse le cose non sarebbero andate così.
Invece purtroppo così sono andate.
Ah, dimenticavo anche il PDL in campagna elettorale ha tirato la sua dose di fango in faccia all’Europa, con punte di populismo tipo : “dello spread non ce ne può fregare di meno” toccate da chi al contrario tra una lezione di comunicazione e l’altra avrebbe fatto meglio a frequentare qualche lectio magistralis in più.
Risultato netto: un quarto più un terzo, ovvero il 55%, del parlamento della nazione che l’Unione Europea ha contribuito a fondarla, adesso ne farebbe, almeno a parole, volentieri a meno. Perfetto per la nostra reputazione internazionale, al punto che nonostante tutti i problemi interni di Bilancio americani, su cui non mi sto a dilungare in questa sede, Wall Street ha aspettato per la chiusura più bassa degli ultimi tre mesi i dati del Viminale.
E pensare che stavolta era difficile perdere, eppure il PD, il partito che dopo le primarie sembrava l’unico ancora degno di questo nome, c’è riuscito di nuovo. Si e’ seduto sugli allori di una vittoria che sembrava scontata – fino alle 4 di lunedì scorso dopo la pubblicazione degli insulsi exit poll che hanno fatto tirare al mondo economico un sospiro di sollievo durato una sola ora; si e’ mantenuto ambiguo fino all’ultimo tra centro e sinistra causando un’emorragia di consensi da una parte e dall’altra e soprattutto non ha insistito quando poteva e doveva (il presidente Napolitano – la cui pensione sembra sempre più lontana – glielo chiedeva da quasi un anno) per una riforma elettorale che almeno avrebbe evitato lo stallo.
“Grillo era un comico, e Berlusconi lo sarà per sempre” scriveva sempre Bruni domenica scorsa aggiungendo “speriamo che gli Italiani non diano troppo potere a questi due commedianti altrimenti ci sarà poco da ridere.” Non so a voi che ci vivete dentro, cari concittadini, ma vi assicuro che vista dall’estero oggi l’Italia appare meno divertente che mai.