L’Era Trump potrebbe essere solo all’inizio: ecco spiegato il perche’.
Cari Concittadini,
Dopo oltre vent’anni di vita Americana mi ero quasi abituato al fatto che guardarmi intorno, con il giusto livello di attenzione, significava spesso vedere o almeno intuire quello che nel giro di pochi anni sarebbe successo in Italia: a cominciare dai grandi fenomeni economici e sociali e via a scendere verso le mode, i costumi, le abitudini, e addirittura le frasi fatte (spesso in quell’inglese impreciso, maccheronico e fuori contesto, usato e abusato – perche’ fa tanto figo! – da chi in inglese “vero” non sa nemmeno chiedere che ora e’!).
Ebbene, cari concittadini, questa sorta di macchina del tempo che nei miei frequenti ritorni in patria mi ha permesso di apparire come fine analista (a volte al limite del veggente) agli occhi di tanti di voi, adesso sembra andare in retromarcia e – politicamente parlando – mostrare ai miei occhi, di italiano attento e discretamente informato sulle vicende di casa propria, un film gia’ visto. Un film inquietante, se non proprio dell’orrore poco ci manca, e di cui piu’ tempo passa e meno si vede la parola fine.
La trama la conoscete tutti: un imprenditore miliardario, con molta esperienza negli affari e poca o niente in politica, grazie a uno straordinario fiuto per gli umori della gente comune e una grande capacita’ di comunicarle quel che vuol sentirsi dire, diventa l’uomo piu’ potente e influente della nazione. Poi appena insediato, forte del successo elettorale, comincia a considerare le istituzioni democratiche – a prescindere a quale dei tre poteri appartengano – come “roba sua”, a cercare di riempirle il piu’ possibile di fedelissimi (da silurare a piacimento non appena si azzardano per scrupolo o per convenienza solo a pensare di voltargli le spalle) e a trattarle come il gigantesco consiglio di amministrazione di una ditta di cui lui , e solo lui, detiene saldamente il pacchetto azionario. Un azienda da usare per il proprio tornaconto economico, politico e personale, aiutando i ricchi (come lui) a rimanere ricchi e continuando a convincere i (piu’ o meno) poveri che l’unico modo per smettere di esserlo – e dunque di diventare come lui – e’ continuare a votarlo.
Poi pero, siccome tra le democrazie occidentali avanzate e le aziende di famiglia, grazie a Dio, alla Rivoluzione francese, e a circa due secoli e mezzo di conquiste politiche e sociali, un po’ di differenza c’e’, questo autoincoronatosi “monarca fuori stagione”, comincia a scontrarsi con i vari ostacoli messi li’ (in questi 250 anni appunto) per arginare quelli che, come lui, pensano che il potere esecutivo comprenda lo “jus primae noctis” : il parlamento tanto per cominciare (che in America si chiama Congresso, ma quello e’); i tribunali i procuratori e i giudici – ovvero il potere giudiziario (che in teoria nelle democrazie degne di questo nome dovrebbe essere indipendente dagli altri due); e non da ultima l’opinione pubblica e i media che la alimentano, il famoso “quarto potere” (che gia’ da un po’ ha superato gli altri tre, guadagnandosi – ahime’ – la pole position!).
A quel punto il dibattito politico comincia a focalizzarsi inesorabilmente sulla figura del “Leader Maximo”: cominciano a venir fuori gli scheletri dall’armadio (alcuni reali, molti presunti, qualcuno addirittura inventato di sana pianta dagli oppositori) e man mano, sia chi lo accusa di essere un po’ di tutto (dall’imbroglione al maniaco sessuale) sia chi lo difende al grido di “Lascatelo lavorare!” comincia a perdere di vista i fatti e si ritrova suo malgrado in uno dei due campi avversi, sempre piu’ distanti fra loro e sempre piu’ dogmatici. Alla fine, riamane una nazione polarizzata fino alla nausea che, inevitabilmente, comincia a perdere di vista i veri problemi che ha.
L’avete visto anche voi questo film, cari concittadini, no? E sapete anche come e’ finito.
Purtroppo pero’ la mia macchina del tempo Americana in retromarcia si ferma qui, e temo che il secondo tempo del film su questo lato dell’oceano sia molto piu spaventoso di quanto lo sia stato nel vostro.
Dopo tutto il monarca nostrano altro non era che un medio feudatario, un Don Rodrigo, di provincia. Lungi dall’essere scalzato da una sinistra litigiosa e frammentata, il suo regno e’ praticamente imploso per debiti non appena gli imperatori, quelli ‘veri’ a Bruxelles e a Francoforte, hanno deciso di chiederci un piccola parte degli interessi. Non e’ scoppiata nessuna guerra visto che in Europa, e tanto meno in Italia un esercito vero non ce l’abbiamo – ne’ abbiamo, se e’ per questo, una politica estera coerente. Molti dei suoi scheletri, nell’armadio ci sono rimasti … e avesse avuto l’accortezza di chiedere la carta d’identita’ alle escort del Bunga Bunga ci sarebbero rimasti praticamente tutti.
E adesso, dopo qualche lunedi’ mattina ai servizi sociali e qualche anno dietro le quinte, Silvio Berlusconi sbaciucchia i cuccioli su internet e aspetta le prossime elezioni sperando che il partito fondato a sua immagine e somiglianza all’inizio del “suo” ventennio esista ancora. … E l’Italia? Beh dopo aver perso anni dietro ai processi Ruby 1, bis, ter e quater … non sta meglio, ma in fondo neanche tanto peggio, di prima!
In America, invece, Sua Maesta’ Donald Trump ha appena messo a segno un paio di colpi molto importanti e ci sono tutte le premesse perche’ il suo assolutismo (non esattamente illuminato) duri ancora a lungo. Tanto per cominciare il rapporto Muller che avrebbe dovuto far emergere un ossario intero dal suo armadio presidenziale non ha provato – nemmeno durante l’interrogazione di Robert Muller in persona in diretta TV – la sua responsabilita’ diretta nell’ingerenza degli hacker russi nelle elezioni del 2016, ne tantomeno i suoi tentativi di sviare le indagini. E non importa se l’inchiesta che ha portato all’arresto, tra gli altri, del suo avvocato di fiducia e del capo della sua campagna elettorale abbia rivelato comportamenti che in condizioni normali avrebbero fatto dimettere chiunque. Esattamente perche’ queste non sono condizioni normali, il suo indice di gradimento e’ addirittura aumentato. Ed e’ destinato ad aumentare ancora, visto che la Corte Suprema, dove lui e’ riuscito a fare eleggere il fedelissimo Brett Kavanaugh qualche mese fa, gli ha addirittura consentito (nonostante il rifiuto del Congresso) di accedere ai fondi per la sicurezza nazionale per costruire il famigerato muro alla frontiera col Messico.
E avra’ un bel daffare la sinistra (litigiosa e frammentata quanto quella italiana – se non addirittura di piu’) a sconfiggerlo alle prossime elezioni: nei primi dibattiti di quella che si preannuncia una lunghissima campagna elettorale ci sono stati talmente tanti candidati democratici che per metterli tutti in televisione alla CNN sono servite due prime serate separate e distinte.
In altre parole l’era Trump potrebbe essere solo all’inizio; e il presidente degli Stati Uniti non e’ un Don Rodrigo qualsiasi, bensi’ un Federico II, un Carlo V, o al limite un Otto Von Bismarck – cioe’, se non l’imperatore, di sicuro l’ago della bilancia del mondo – con nessuno autorizzato a fargli i conti in tasca, e la stanza dei bottoni, economici e politici, sempre a portata di mano. E viste le recenti tensioni con la Cina, la Corea del Nord e adesso anche l’Iran, basterebbe veramente un attimo per schiacciare quello sbagliato.
E mentre io, che in questo paese ci vivo da piu’ di vent’anni, tremo pensando al secondo tempo di questo brutto film, i parlamentari stipendiati profumatamente per stemperare gli abusi di questo “Re Sole” col riporto ossigenato in testa, sapete che fanno, cari concittadini? Se ne vanno al mare, e ci rimarranno fino a meta’ settembre a farsi sei belle settimane di ferie (pagate con soldi anche miei). Si chiamera’ pure “Congresso” ma tutto il mondo e’ paese, e quando arriva il solleone, anche qui non c’e’ Re Sole che tenga!