Sperare che una volta entrato alla Casa Bianca, Donald Trump si sarebbe dato una calmata, cioe’ avesse stemperato i toni e, soprattutto, i contenuti della campagna elettorale per diventare come piace tanto dire alla stampa il “presidente di tutti”, era un po’ come sperare che un fidanzato (o fidanzata che sia) con seri problemi psicologici e comportamentali si tranquillizzi e rientri nei ranghi, dopo il matrimonio. (Quanto vorrei che ogni riferimento a persone e cose fosse puramente casuale … ) Come se bastasse, dicevo, una cerimonia pubblica e un giuramento solenne per accendere magicamente nelle persone moderazione, buon senso e responsabilita’. Ogni tanto ci piace pensarlo, cari concittadini, ma la realta’, personale o altrui, puntualmente dimostra il contrario.
E il primo weekend dopo l’Inaugurazione (che in America almeno coreograficamente sa tanto di incoronazione) di Trump come 45esimo successore di George Washington non ha, ahime, fatto assolutamente eccezione. Un po’ come il marito (o la moglie) che dopo anni di abusi continua a maltrattare la moglie (o il marito) gia’ in viaggio di nozze; e anzi si comporta peggio di prima perche’ in qualche modo adesso si sente addirittura ufficialmente legittimato (o legittimata) a farlo.
Ebbene, Trump ha iniziato – anzi ha continuato a maltrattare l’America (che dal 2011 anno in cui sono diventato cittadino e’ anche ufficialmente la mia America) gia’ sull’ “altare” della cerimonia di insediamento, offendendo i 4 ex-presidenti presenti e, in un certo senso, gli altri 40 che (a parte Bush padre ricoverato in ospedale in Texas) non ci sono piu’. “Fino ad ora i politicanti di Washington hanno fatto solo chiacchiere” ha detto sulla scalinata del Capitol … di Washington appunto, sede di entrambe le Camere del Parlamento. “Da domani il potere torna al popolo e cominceranno i fatti.” Non mi stupirei se in quel momento dall’altra parte del fiume Potomac, ad Arlington dove sono sepolti la maggior parte di quei 40, i sismografi avessero registrato una lieve scossa!
Peccato poi che il giorno dopo il “fatto” principale siano stati i due milioni e mezzo di persone in piazza, in tutte le citta’ grandi e piccole d’America, che hanno trasformato una manifestazione per i diritti delle donne nata dall’ idea di una signora Hawaiana postata su facebook, in una gigantesca protesta anti Trump. Di questi oltre mezzo milione solo nella capitale, sullo stesso “Mall” – il prato che va dal Capitol al memoriale di Lincoln – molte di piu’ di quante ce ne fossero il giorno prima per l’inaugurazione del magnate con zero, ripeto ZERO, esperienza politica alle spalle. Le cifre non le dico io ma le autorita’, basate sul numero di persone che per esempio in quei due giorni hanno usato la metropolitana, e soprattutto le immagini, sia dall’alto che dal basso, dei due eventi. Ancora piu’ evidente poi il paragone visuale – non sfuggito alla stampa – tra i presenti alla cerimonia di Trump e quella di Obama otto anni or sono. Eppure il neo presidente di turno e’ riuscito a mentire anche su questo. Anzi ha fatto, prima, mentire il suo capoufficio stampa al suo primo incontro con i corrispondenti dalla Casa Bianca (della serie il buongiorno si vede dal mattino). Poi ci ha messo il carico di persona definendo i giornalisti, non solo quelli che sottolineavano l’assurdita’ delle cifre dichiarate, bensi’ i giornalisti in genere, come “le persone piu’ disoneste sulla faccia della terra.”
Ora, non voglio tediarvi, cari concittadini, con la lista di smantellamenti (sistema sanitario, legislazione fiscale, codice di regolamentazione dell’ambiente, trattati internazionali militari e commerciali, e via andare) ventilati nel discorso inaugurale – piu’ simile a un comizio in verita’, infarcito del solito populismo isolazionista con cui ha vinto le elezioni … prendendo tra l’altro 2.9 milioni di voti in meno della sua avversaria. Altro che il presidente di tutti! (ma questo, cari concittadini e’ materiale per altri articoli, che da membro della “categoria piu’ disonesta del mondo” vi assicuro non mi stanchero’ di scrivere).
Certo, come succedeva una volta nei matrimoni veri, nella politica americana il tradimento e’ considerato causa di divorzio – cioe’ un presidente che tradisce la costituzione puo’ essere messo in stato d’accusa (il cosiddetto impeachment) e mandato a casa. E da come si muove, la possibilita’ che Trump metta il piede su una … mina (per non usare una metafora piu’ organica e fertilizzante) sembra altissima. Ma in quel caso il potere passerebbe al suo vice Mike Pence, che almeno e’ un politico vero, tuttavia distintosi in qualita’ di governatore dell’Indiana per le sue politiche omofobe e ultraconservatrici. (e anche qui c’e’ roba per un’altra serie di articoli niente male).
Insomma cari concittadini se il buon giorno si vede dal mattino, all’alba dell’era Trump in America c’e’ veramente un tempo di … materiale organico e fertilizzante!