Cari concittadini, quando leggerete questa mia (come dicono quelli che scrivono difficile), sarete probabilmente immersi fino al collo nello shopping natalizio, anche quelli che … “Quest’anno regali non ne voglio e non ne faccio!”, finche’, piegati dal lavaggio di cervello combinato di TV e parenti, crollano in genere il 22 sera, e in preda a incontrollabili crisi di coscienza trascorrono il tempo che resta fino alla messa di mezzanotte nell’affannoso recupero dei giorni di shopping perduto, col risultato di comprare cose inutili a gente che non ne vuole – spesso, per giunta, – con soldi che non hanno.
Gli americani no! Loro che del comprar cose che non servono con denaro preso a prestito hanno fatto il motore della propria economia, si avviano per tempo. A parte alcuni molto previdenti ed evidentemente poco scaramantici, che il Christmas shopping cominciano a farlo in maglietta e pantaloncini, per gran parte di questo popolo di consumatori compulsivi la compera natalizia forsennata scatta con il ‘Black Friday’.
Black, sia chiaro, non nel senso di funesto: tutt’altro, almeno per chi vende! Per ‘Venerdi’ Nero’ infatti si intende il giorno dopo il Thanksgiving (la festa del ringraziamento celebrata l’ultimo giovedi’ di novembre) quando ancora
satolli di tacchino e altre tipiche delizie invernali, gli americani danno letteralmente l’assalto a negozi e centri commerciali per accapararsi saldi da capogiro, aiutando i bilanci annuali dei commercianti a passare dal rosso, appunto, al nero.
Occorre ricordare che negli USA gli sconti si fanno sugli articoli in voga, e prima delle feste, quando comprano tutti, e non come da noi su quelli che non vanno via, dopo le feste, quando cominciano ad arrivare gli estratti conto delle carte di credito e di conseguenza non compra piu’ niente nessuno.
Ma quelli del Black Friday non sono sconti normali: durano solo qualche ora e riguardano pochi articoli selezionati, ma sono, di fatto, convenienti al limite dell’inverosimile. E questo basta e avanza per quella che, negli ultimi anni, e’ diventata una vera e propria mobilitazione nazionale. Le cifre (212 milioni di compratori totali nel weekend – record di tutti tempi e spesa pro-capite aumentata del 6% rispetto all’anno scorso), da sole non rendono l’idea del clima da evacuazione pre-uragano che pervade la nazione. In realta’ la fibrillazione comincia addirittura la sera prima, visto che ormai certi negozi hanno preso la sciagurata abitudine di aprire a mezzanotte rovinando, cosi’, l’ultima festa Americana non commerciale rimasta.
Per capire fino in fondo di che si tratta bisogna vedere le code chilometriche di auto sulle autostrade di accesso agli outlet, e quelle – altrettanto chilometriche ma ancora piu’ scioccanti – di persone, davanti, (e tutt’intorno) ai grandi punti vendita di vestiario, giocattoli e soprattutto elettronica: gente di ogni razza, lingua e religione, che per ore sfida i rigori meteorologici del Novembre inoltrato per accaparrarsi quelli che con un eccesso di ironia I rivenditori chiamano ‘Hot Deals’ Sconti Caldi.
Ora, l’aumento dell’affluenza alle …casse, in questo giorno di follia collettiva nazionale, poteva essere anche letto come un segnale di speranza, di uscita da una crisi che ormai attanaglia almeno da due anni l’America ed il mondo. E Invece no! I dati sulla crescita della disoccupazione USA usciti due settimane dopo costringono purtroppo a pensare il contrario, ovvero che gli americani sono ormai talmente disperati da essere disposti a passare una notte in fila, al freddo e al gelo, per risparmiare poche centinaia di dollari.
O Forse, nessuna di queste due analisi del Black Friday e’ esatta. Forse I dati dello shopping forsennato ‘post-tacchinesco’ nulla hanno che fare con la congiuntura economica ma, semplicemente, testimoniano come decenni di consumismo estremo abbiano condizionato gli Americani, al punto considerare l’acquisto di cose che non servono con soldi che non si hanno un bisogno primario dal quale non si puo’ prescindere, da soddisfare preferibilmente quando costa (o sembra che costi) meno.
… queste, cari concittadini, le ultime riflessioni che ricordo di aver fatto prima che, verso le 4:45 del mattino sotto una pioggia fina fina e quasi orizzontale, uno degli inservienti del negozio di elettronica davanti al quale in piena digestione del tacchino della sera prima ero in fila da piu’ di un ora, annunciasse col megafono per la gioia mia, e delle altre centinaia di forzati dello shopping presenti, che le porte stavano per aprire.
Curiosita’ giornalistica? Assolutamente si’!: “Se me lo dici me lo dimentico, se me lo mostri me lo ricordo, se mi coinvolgi lo capisco,” recita uno slogan all’entrata della facolta’ di giornalismo della New York University: mi e’ venuta in mente in macchina mentre sorgeva il sole, tornando a casa insieme a due televisori enormi, appena comprati … al prezzo di uno!