Quest’anno, cari concittadini non ha nevicato, non ha gelato, e anzi durante le vacanze di natale in certi giorni ha fatto cosi caldo che veniva la voglia di andare a giocare a ‘bestia’ in spiaggia, invece che, come da tradizione, accanto al caminetto acceso. Dunque, penserete voi, (anzi penseranno quelli che di Fabriano non sono o che sotto le feste a Fabiano non erano) chissa’ quanti soldi pubblici risparmiati rispetto ai due anni passati e dunque disponibili per addobbi, luminarie, personale e strutture in luoghi di interesse storico-artistico-culturale (di cui la nostra citta’ e’ piu’ ricca di quanto pensiamo), … insomma tutte le maniere di stimolare consumi e turismo (di cui la nostra citta’ ha piu’ bisogno di quanto vogliamo pensare).
Invece no, cari concittadini: voi, che come il sottoscritto di Fabriano siete, e che sotto le feste, a Fabriano eravate, sapete benissimo come e’ andata. Avete visto quell’albero dai colori cangianti, quasi appoggiato alla fontana Sturinalto (in modo da rendere impossibile scattare una foto decente che includesse l’uno e l’altra da qualsiasi angolazione), solo, abbandonato in una piazza del Comune buia e desolata, illuminata solo da quella girandola ad nauseam di proiezioni degli stessi 4 frammenti delle stesse opere del Gentile (che va bene tutto, … ma per due settimane intere, magari anche no!).
Cosi’ i palazzi storici del nostro amato ed elegante corso risultavano appiattiti, piu’ che valorizzati, da un mischiaticcio di luce giallognola in movimento, inframezzata tra l’altro nel mezzo dell’edificio piu’ rappresentativo di tutti, il Palazzo del Podesta’, da un bella fascia nera verticale – l’ombra della colonna del loggiato San Francesco di fronte ai proiettori in movimento … , proprio li’, con tutti i posti che c’erano! Insomma un aria da “si salvi chi puo’” coerentemente sottolineata durante il giorno da musichine di Natale sparate da piccoli altoparlanti gracchianti di Orwelliana memoria.
Certo a pensarci bene … tutto sommato un po’ di neve non avrebbe guastato … se non altro per motivi coreografici … e per ricordarci che festa fosse!
A questo punto molti di voi potrebbero anche dire: “Salimbe’ ci vieni dall’America a criticare il nostro natale di provincia, depauperata per giunta da globalizzazione e crisi del ‘bianco’? Se vuoi le luminarie, le slitte coi babbi natale e i fuochi a Capodanno (ahime’ stavolta, dopo tanti anni non ci sono stati nemmeno quelli) perche’ non te ne rimani la’?” e in un certo senso sarebbe anche legittimo.
Ma a me che di Fabriano sono – e di Fabriano rimango – il natale (e non solo) piace passarlo tra i miei monti, i miei famigliari e i miei amici di infanzia (che poi sono gli stessi dell’adolescenza la giovinezza e fra un po’ anche della meza eta’) andare ai concerti e alle rappresentazioni nel mio teatro gentile, e a messa, perche’ no nella mia parrocchia, e a farmi le ‘vasche’ nel mio corso – se non per altro per vedere chi c’e’ (sia a teatro, che per il corso, … ok confesso, anche a messa!). Lo faccio da 40 anni e non vedo nessun motivo per smettere ora.
E proprio per questo penso di avere pieno titolo per affermare che a Fabriano un natale cosi’ “moscio” non si era davvero visto mai! E, badate cari concittadini, il paragone qui non e’ con Boston, New York e altri luoghi di simile fama e prestigio attorno ai quali ormai ho la fortuna di gravitare abbastanza regolarmente, ma con Fabriano stessa e, a limite con altre realta’, simili per geografia e dimensione.
Passi anche, a capodanno, la notte senza fuochi, e il concerto senza fiori (nemmeno un mazzo per la cantante solista …, davvero facciamo ridere i polli!). Ma non puo’ e non deve passare il fatto che domenica 3 gennaio all’ora di pranzo fosse tutto, ripeto TUTTO chiuso! Dall’oratorio della Carita’ alla chiesa di San Benedetto. E che le uniche bellezze locali che io sia riuscito a mostrare a due amici di Bologna venuti a farmi visita siano state la Cattedrale (giusto per la coincidenza fortuita della Santa Messa in corso) e la splendida, suggestiva, collezione di presepi – tra cui quello in che in prospettiva raffigura tutta la valle dell’Esino, da Fabriano fino al mare – nell’interrato del complesso San Benedetto (ma solo perche’ in quel caso curatore autore e proprietario del tutto sono la stessa persona – Fabrizio Ciccolini – beccato in extremis, tra l’altro, prima che andasse a pranzo anche lui).
“Ste’, qui non c’e’ piu’ una lira!” hanno risposto in tanti (rappresentanti delle istituzioni compresi) alle mie rimostranze, ripetute, e ad alta voce. Ma di lire, o euro che dir si voglia, continuando cosi’ ce ne saranno sempre meno. Ogni monetina risparmiata tenendo chiusa la citta’ equivale a tante banconote perse, che potenziali turisti e visitatori, italiani o stranieri che siano, andranno a portare e a spendere altrove, in luoghi dove anche con meno tesori d’arte o prodotti tipici sul territorio gli unici ad essere aperti, di domenica, all’ora di pranzo, sotto le feste, (cioe’ in quella che turisticamente ‘e considerata l’ora di punta) non sono solo gli empori di chincaglierie cinesi.
Perche’ se continua cosi’ a pranzo va a finire che mangeremo … quelle ( dico cosi’ per non essere volgare), e non solo nelle domeniche dei periodi di festa.