Presentazione del libro di Massimiliano Giovanetti
pubblicata da “L’Azione” del 24 Luglio, 2015
“Distaccato metto la mano in tasca, frugo nel portafoglio stropicciato, infilo l’ultima banconota e premo, … premo ancora, e ancora … aumento la posta fiducioso in una sfilza di 7, … un ultima volta … nulla!” Per descrivere l’ossessione del gioco d’azzardo compulsivo bastano poche parole: meglio se scritte da un autore teatrale navigato, interpretate da attori il cui talento e’ pari alla passione con cui, da dilettanti calcano da anni le tavole del palcoscenico, e meglio ancora se recitate in un ambiente raccolto, suggestivo e, perche’ no, con qualche grado di temperatura oltre il gradevole, in modo da far sentire chi ascolta, anche se solo per pochi minuti, all’interno di quel girone infernale che e’, a tutti gli effetti la ludopatia – nome evocativo di serate passate a giocare a Risiko o a Monopoli con gli amici, dunque pericolosamente fuorviante, per una delle piu’ terribili droghe dei nostri tempi.
In questo caso l’autore in questione e’ Massimiliano Giovanetti, allievo del grande Gigi Proietti compositore e interprete di testi teatrali al fianco di perosnalita’ di spicco del teatro brillante italiano come Enrico Brignano e Maurizio Micheli – solo per citarne un paio ; gli attori sono i “dilettanti”, si fa per dire, di Papaveri e Papere, l’associazione che da anni fa scoprire, e in molti casi riscoprire, il gusto di farsi due risate a teatro ai fabrianesi e non solo; l’”inferno”, che tra vecchi tetti e composizioni floreali ha in realta’ l’aspetto di un piccolo angolo di paradiso, e’ il chiostro dell’Hotel ‘La Ceramica’ dove, davanti a una ristretta e selezionata platea – con tanto di sindaco in prima fila – Giovanetti ha presentato ‘Slot’, opera prima – almeno da romanziere – che narra l’odissea di Mariano Casella, (personaggio fittizio, anche se, per ammissione dell’autore, vagamente autobiografico) intellettuale di successo, , caduto nelle spire della dipendenza da gioco d’azzardo.
E lo racconta in prima persona, senza fronzoli, alternando linguaggio oltremodo (volutamente) forbito a volgarita’ gratiuite, spesso sorprendenti e mai inflazionate, attraverso la sua discesa agli inferi delle sale slot, gironi – sempre aperti e comodamente piazzati a portata di passeggiata – di un inferno, appunto, che tra colori suoni e odori artificiali, fagocita, oltre a redditi e risparmi, carriere, rapporti umani, salute fisica e mentale, insomma tutto cio’ che di buono e di sano esiste nella sua vita e in quella dei “dannati” come lui nei quali si imbatte. Non a caso il libro e’ organizzato in 34 brevi ed efficaci capitoli, tanti quanti i canti dell’’Inferno’ piu’ famoso del mondo, quello dantesco, introdotti, (con in temerario quanto ambizioso accostamento) , da versi del sommo poeta tratti dal canto corrispondente.
“Io non sono, Mariano,” tiene a sottolineare Giovanetti, “lui e’ piu’ anziano, piu’ famoso, e sicuramente, nelle sue vicissitudini, molto piu’ sfortunato di me. Tuttavia, il suo problema lo conosco, l’ho assaggiato, e ringraziando Iddio l’ho superato abbastanza presto limitando i danni.” E la presentazione di ‘Slot’, (organizzata insieme a Papaveri e Papere dall’ambito territoriale 10 guidato da Lamberto Pellegrini, con la partecipazione dell’assessore ai servizi sociali Giorgio Saitta coinvolto in prima persona in un serie di studi regionali a riguardo) proprio sui danni ha posto l’accento; i danni personali – specie sui soggetti piu’ deboli come anziani, adolescenti e indigenti -che poi diventano inevitabilmente collettivi, e, in ultima analisi, sociali, causati da un vizio istigato prima di tutto dallo Stato, afferma Giovanetti senza remore “in allegro condominio con la criminalita’ organizzata”.
“Il problema coinvolge tutti, ed e’ difficile da combattere perche’ gli interessi che gli ruotano attorno muovono cifre da capogiro,” riflette Saitta al termine di un evento a meta’ tra convegno sociologico e ‘Lectura Dantis’ (o Giovanettis che dir si voglia). “Ci vogliono leggi serie, e aiuto psicologico garantito, altro che chiacchiere!”
Eppure, aggiungiamo noi, quando le voci e la sedi sono quelle giuste, per uscire a “riveder le stelle”, come fa il Mariano del romanzo alla fine del suo viaggio (e come ha fatto il suo creatore nella vita reale) servono anche quelle.