Sul palco del ‘Gentile’, pochi – anzi niente – fronzoli: qualsiasi aggiunta, a un un paio di luci giuste e ad una buona amplificazione, sarebbe stata di troppo per uno che suona la chitarra e canta come Gilberto Gil.
E lui, uno dei principali interpreti della bossa nova moderna, su quel palco ha cantanto e suonato eccome, forse deludendo un po’ chi sperava in qualche pillola di saggezza accumulata in oltre 70 anni (portati, tra altro, da far invidia!) di vita intensa, e non solo artisticamente, ma anche di profondo impegno civile, costatogli prima l’esilio londinese, durante gli anni della dittatura militare, insieme all’altro mostro sacro della musica e della letteratura brasiliana Caetano Veloso, e valsogli poi, dal 2003 al 2008, l’incarico di ministro della cultura nel suo paese.
Cosi’, saggiamente, il virtuoso del ‘tropicalismo’ Carioca ha scelto di circoscrivere le tematiche politico-sociali alla conferenza stampa pre-concerto, mattutina, in biblioteca. Mentre per il pubblico di uno dei teatri piu’ belli d’Italia (che nonostante i biglietti esauriti da settimane contava troppi posti vuoti sia in platea che nei palchi – cosa che forse non sarebbe successa se l’ingresso non fosse stato completamente gratuito), Gil, in camicia azzurra, jeans e scarpe sportive, ha riservato tutte le sue doti vocali e tecniche, esaltate dal talento di consumato intrattenitore: ai classici della bossa, suoi e di alcuni altrettanto famosi colleghi, il poeta della saudade ha alternato brani di Bob Marley e addirittura del pop anni ’60 (tra cui una “brasilianissima rivisitazione di “You don’t have to say I love you” nella popolare versione in lingua italiana “Io che non vivo”, forse perche’ ancora fresco di registrazione dello stesso brano con la cantante jazz Laura Civello.
E poi, botta e risposta con un pubblico straordinariamente reattivo e preparato che se non ha accompagnato il consumato intrattenitore dalla voce vellutata cantandone i pezzi a memoria (come i molti brasiliani presenti) ne ha comunque raccolto le “provocazioni” ritmiche seguendolo, quando Gil dava loro la possibilita’ , in cori, vocalizzi, e gorgheggi – al limite degli (intonatissimi) ululati.
Abbastanza, insomma, da far dimenticare ai fabrianesi l’arrivo della brutta stagione sottolineato, proprio nel giorno del concerto, dal cambio dell’ora legale, e farli sentire anche se solo per un paio d’ore, su una spiaggia di Rio.