Oggi, cari lettori, il presidente Letta e’ a colloquio con il suo collega (inteso come capo dell’esecutivo) Barack Obama, … certo che ne hanno cose da dirsi (senza interprete, per una volta) anche perche’ i due hanno, in questi giorni, un ulteriore elemento in comune.
A parte la fascia di eta’, (i due sono nati ad appena cinque anni di distanza l’un dall’altro, rispettivamente classe ’66 e ’61), e le idee di centrosinistra, i due leader sono entrambi freschi di vittoria, conseguita in zona Cesarini, contro le rispettive opposizioni conservatrici – la fiducia ottenuta a Roma da Letta due settimane fa, votata a sorpresa anche dal Senatore Berlusconi che fino all’ultimo aveva minacciato di ‘staccargli la spina” e la legge di bilancio varata dal Congresso americano ieri notte – anche dalla Camera a maggioranza Repubblicana – appena un’ora prima della fatidica scadenza del “default” ovvero il momento in cui lo stato federale rimasto senza finanziamenti avrebbe cessato di essere in grado di contrarre ulteriori debiti e di pagare gli interessi di quelli esistenti.
Due vittorie ottenute tenendo duro, non cedendo al ricatto dei “falchi” dell’opposta fazione che invece, capitolando all’ultimo minuto si sono messi inevitabilmente contro le “colombe” di casa propria.
Ma se le due vittorie non sono esattamente di Pirro, poco ci manca. Magari non per i due leader e i rispettivi partiti che – con gli avversari spaccati in due – escono rinforzati dalla lotta (in Italia combattuta per mantenere in piedi il principio di legalita’ e il programma, annunciato, di governo, e in America per difendere una riforma sanitaria voluta fin dalla prima elezione del 2008 e ottenuta con le unghie e coi denti nonostante le reticenze del partito Repubblicano – particolarmente ostile a Obama su questo campo specie nella sua ala piu’ oltranzista, il cosiddetto “Tea Party”).
I rispettivi “bracci di ferro”, tuttavia, su entrambe le sponde dell’Atlantico si sono disputati appoggiando i gomiti sulle spalle, anzi sulla giugulare, dei cittadini dei due paesi, gli uni e gli altri in grave debito di ossigeno dopo anni di crisi nera e mesi di laboriosa e ancora effimera ripresa.
Il parlamento italiano bloccato per due settimane sulle beghe giudiziarie di un uomo solo e per lo stesso periodo lo stato federale americano chiuso – almeno nei suoi servizi non essenziali che direttamente danno lavoro a 800,000 persone e indirettamente almeno al doppio – non hanno fatto bene a nessuno. Meno ancora se si considera l’incertezza economica a livello mondiale che entrambe le situazioni, sebbene per motivi diversi, hanno contribuito a creare.
E i risultati concreti dei due “siparietti all’ultimo sangue”, in fondo, cari lettori, non sono, nemmeno un granche’: l’America si ritrova con il problema del debito non risolto ma soltanto rimandato di tre mesi – il 15 gennaio prossimo probabilmente saremo da capo – e una riforma sanitaria su cui i Repubblicani hanno gia’ dichiarato di non voler darsi per vinti; l’Italia dal canto suo porta a casa una legge finanziaria timida, con i numeri che non seguono neanche da vicino le buone intenzioni che in teoria la animavano, e che alla fine scontenta tutti da Confindustria a CGIL, varata da un governo comunque ancora sotto tiro e, se non proprio alla merce’, comunque pesantemente influenzato dagli umori – o meglio i malumori – del suo membro ( non si sa ancora per quanto) più’ ricco e potente.
Il tutto con le rispettive popolazioni più’ schifate e sospettose che mai nei confronti della classe politica che se da una parte, nonostante le pubbliche dichiarazioni di ostilità’, non ha fatto fatica a rimanere d’accordo nel continuare a darsi da sola lo stipendio durante la chiusura del governo federale, dall’altra mentre concedeva ben 14 euro mensili (14 EURO !!!) in più’ in busta paga ai lavoratori non si e’ tolta assolutamente nulla dalla propria, nemmeno un paio di auto blu (tutte, tra l’altro, di fabbricazione tedesca nonostante tutti indichino la Germania come il cattivo di turno).
Letta e Obama avranno anche tante cose da dirsi, cari lettori, ma se, come sembra, sono dotati di un minimo di buon senso secondo me hanno poco, o niente, da festeggiare.