Pubblicato come parte dell’inchiesta “Cosi’ l’Italia regala i suoi giovani”
nell’edizione del 28 Aprile 2013
“Emigrare significa arricchirsi nel senso più ampio del termine,” riflette Michele Moresco, 31 anni di Roma ingegnere elettronico impegnato in un dottorato all’ MIT di Boston, il celebre Massachusetts Institute of Technology. Dopo 7 anni nella mecca mondiale della scienza e dell’innovazione, spiega: “Dell’America mi piacciono le opportunità, i nuovi sbocchi dietro l’angolo in ogni momento: nel mio piccolo, nonostante la crisi, ho già avuto dieci proposte per dieci carriere differenti”.
Certo nel suo caso la crisi è attenuata dal settore (i semiconduttori usati per i microchip in cui è specializzato sono alla base di tutta l’elettronica di largo consumo. Ma le sue convinzioni sono quelle di tutti gli italiani che sbarcano da questo lato dell’oceano con in tasca un titolo di studio e in testa, tanta voglia di fare.
“Cercavo un luogo con più opportunità e meritocrazia. Non che ”meritassi” di più di altri, pero l’idea di un futuro cosi ostile ai giovani mi spaventava ”. E aggiunge :“Nel laboratorio siamo in dodici, da dodici nazioni diverse. Ognuno porta la sua esperienza e arricchisce il gruppo. Trovo magnifico che questo paese riesca ad attrarre talenti da tutto il mondo.
La violenza dilagante negli USA anche quella chenei giorni scorsi ha toccato proprio l’MIT non lo preoccupa.E come per quasi tutti gli italiani “emigrati” l’idea di tornare in Italia è sempre presente ma più passa il tempo più ha solo un valore affettivo. Purtroppo vedo l’Italia con molta preoccupazione – soprattutto per i miei coetanei.”, confida Moresco. “ Qualcosa nella macchina-paese ha smesso di funzionare”.
Nostalgia di casa? Ho trovato una stupenda comunità di italiani”, conclude, “dalla quale sono stato adottato. Giovani pieni di speranze e ambizioni che hanno scelto di lasciar casa. Molti di noi forse non torneranno mai”.