Il cronista di Famiglia Cristiana era a Manhattan proprio durante la sparatoria sotto lo storico grattacielo dell’Empire State Building. I turisti: “Ma se vieni qui te lo aspetti”.
Alle 11 di mattina Enrico e Giovanna Durigaglio, di Treviso, sposati da un anno, in vacanza a New York, non sanno ancora che cosa sia successo. Pensavano che gli elicotteri, piu’ rumorosi numerosi e vicini del solito, fossero quelli usati per i giri turistici a volo d’uccello su Manhattan, e vedendone cosi’ tanti fermi a mezz’aria sopra l’Empire State Building, hanno addirittura parlato di farne uno. Glielo spieghiamo noi, che, poco piu’ di due ore prima, proprio li’ sotto il grattacielo simbolo per eccellenza della grande mela, un uomo 58enne ha sciaguratamente deciso di risolvere una diatriba lavorativa a colpi di pistola uccidendo un 41enne ex collega presso l’importatore di abbigliamento per donna dal quale era stato licenziato un anno prima e poi nello scontro a fuoco con la polizia – gia’ molto presente in quella zona – accorsa subito, e’ stato ucciso anche lui e 9nove tra passanti e turisti sono rimasti feriti.
“Chiamiamo la mamma per rassicurarla e andiamocene subito via da qui” esorta preoccupata la moglie Giovanna appena appresa la notizia. Ma e’ un eccezione. La maggior parte dei turisti e curiosi accalcati alle transenne – alcuni dei quali perfino intenti a fotografarsi sorridenti con il copro dell’assassino ancora sul marciapiede coperto da un velo – non sembrano scossi piu’ di tanto. A cominciare dal marito Enrico: “la vacanza continua” dice tranquillamente, “stasera abbiamo prenotato cena al “top of the rock” sul tetto del Rockfeller center, [il secondo grattacielo piu’ alto della citta’ NdA] e ci andremo sicruamente. Per pranzo invece volevamo andare al Mac Donald di fronte l’Empire ma magari andiamo da un’altra parte.”
“Avevamo appena chiamato casa dalla terrazza panoramica dell’Empire e quando siamo scesi abbiamo trovato le squadre speciali con i mitra che urlavano come ossessi di non uscire sul marciapiedi di raccoglierci nel retro dell’edificio.” Racconta Fernanda Sapiain parte di una famiglia di sette persone piu’ un bambino di cinque anni in vacanza dal Cile. “Subito, e per qualche lunghissimo minuto abbiamo pensato al terrorismo e a tutti quelli che prima di partire ricordando l’11 settembre ci avevano detto, a New York di stare particolarmente attenti.” Ma cinque minuti piu’ tardi, dopo aver rassicurato i parenti, il gruppo si e’ rimesso in cammino per la prossima tappa del tour di una delle citta’ piu’ visitate e fotografate dai turisti di tutto il mondo –4 milioni l’anno ne accoglie solo l’Empire.
“Poteva succedere anche a Londra” dice Ian (che non vuole rivelare Il cognome) turista britannico armato di guida e teleobiettivi, trovatosi nel mezzo di questo “fuori programma” durante il suo primo giorno di vacanza qui con il figlio Josh. “Anche da noi, volendo, le armi si trovano ma e’ piu’ laborioso e non si puo’ andare di impulso a comprare un mitra al supermarket. Le liti, infatti, nel peggiore dei casi, si risolvono a coltellate … almeno cosi’ gli altri non ci vanno di mezzo.”
Ma anche il fatto che i nove feriti fossero comunissimi e innocenti passanti – e sarebbe potuto veramente toccare a chiunque – non turba piu’ di tanto le ferie agostane nella grande mela: “Quando vieni qui un po’ te lo aspetti, se non altro per la legge dei grandi numeri,” dice rilassato Marco Lucchese, originario di un paese tra Asti e Alessandria e veterano dei viaggi-vacanza a New York. “Almeno qui la polizia arriva subito, mentre da noi se li chiami per un furto ci mettono un ora quando va bene” continua tra le sirene delle ambulanze e delle pattuglie, le uniche che possono circolare in tutta la zona. E conclude, prima di allontanarsi abbronzato e con passo decisamente da turista, lungo una surreale Quinta Avenue completamente chiusa al traffico. “Io in Piemonte dormo con l’allarme acceso. Personalmente mi sento piu’ tranquillo qui”.