Le Primarie negli Stati Uniti del Sud, Alabama e Mississipi, premiano il cattolico Rick Santorum, che spende un quinto del rivale Romney. Ma l’unico perdente è il partito repubblicano.
Il profondo Sud degli Stati Uniti, ieri sera, sembrava l’Italia di qualche anno fa – quando i seggi si assegnavano ancora con il metodo proporzionale. Finivano le elezioni, si contavano i voti, i leader di partito andavano in televisione e, tutti, nessuno escluso, prendevano atto della vittoria. Secondo le dichiarazioni a caldo dei diretti interessati, le elezioni, a prescindere dai risultati, non le perdeva mai nessuno. Allo stesso modo, dopo la conta dei voti, dall’Alabama e dal Mississippi sono arrivate le dichiarazioni, piu’ o meno vittoriose, dei tre candidati in corsa per la nomination Rick Santorum, Newt Gingrich e Mitt Romney (ci sarebbe anche Ron Paul ma ormai visti i risultati nessuno lo considera piu’ tale). E in fondo – proprio come nell’Italia dei “pentapartiti”, dei “compromessi storici” e delle “convergenze parallele” ieri sera qui non ha vinto nessuno.
In teoria avrebbe vinto Santorum che pur spendendo, come al solito, un quinto dei soldi investiti dal diretto rivale Romney, si e’ aggiudicato Alabama e Mississipi, confermatisi anche nel voto di ieri sera Stati molto simili tra loro: in entrambi Santorum ha ottenuto oltre un terzo dei consensi, mentre Gingrich e Romney sono giunti rispettivamente secondo e terzo, con, voto piu’ voto meno, un 30% circa a testa. Tuttavia, visto che anche li’, come nella maggior parte degli Stati, I delegati repubblicani sono – a differenza che in passato – assegnati proporzionalmente, in pratica, si e’ trattato di un altro pareggio. Cosi’, proprio come nell’Italia della prima Repubblica hanno vinto tutti e non ha vinto nessuno.
Romney ha vinto nel limitare I danni di una tornata elettorale che aveva gia’ definito “una gara in trasferta”. E nonostante lui, miliardario del Nord, avesse cercato in settimana di accattivarsi le simpatie dei “sudisti” avventurandosi con insolito ‘humor’ in cibi ed espressioni dialettali locali, la sua ricca ed oliata macchina elettorale non si era fatta illusioni. Dunque, il 30% dei suffragi (e di conseguenza dei delegati) in entrambi gli Stati e’ un risultato di tutto rispetto come ha sottolineato prontamente in diretta TV, prima che parlassero gli altri candidati, Eric Fehrnstrom, uno dei suoi consulenti di spicco. Eppure il fatto che Romney non si sia nemmeno presentato davanti alle telecamere per ringraziare quel 30% di elettori la dice lunga sia sullo stato d’animo dell’ex governatore del Massachusetts – che comunque da “battistrada” si e’ dovuto accontentare di due terzi posti – sia sulla poca sintonia con la ‘base’ conservatrice, popolare, e religiosa (numerosissima a Sud) di un partito che proprio non riesce ad entusiasmare.
Gingrich, dal canto suo, ha vinto nell’aggiudicarsi un numero di delegati sufficienti ad andare avanti, forte del fatto che altri Stati del Sud continueranno, anche se non in maggioranza, a votare per lui e, delegato dopo delegato, lo sospingeranno fino alla convention di Tampa Bay a fine Agosto, rendendolo, in caso di impasse, vero e proprio ago della bilancia. Ma ieri sera Gingrich ha anche perso. Ha perso definitivamente lo status di candidato “regionale”, l’uomo con cui nel Sud bisogna necessariamente fare I conti. Quei pochi punti percentuali che lo hanno separato da Santorum cancellano, nella percezione comune, le ultime reali speranze di nomination di un dinosauro della politica gia’ antipatico a molti nell’establishment del suo stesso partito e che ormai – a prescindere da cio’ che dice nei comizi – resta in gara solo per opportunita’. Comunque lui, tanto per fugare ogni equivoco, appena salito sul podio ha detto tra gli applausi dei fan (tra I quali a differenza di quelli di Romney, fig.urano sempre, strategicamente piazzati a favore di telecamera, neri, asiatici, latini e quant’altro) “andremo fino a Tampa”
Ed e’ esattamente questo il motivo per cui Santorum, che tutti oggi in America chiamano “vincitore”, in realta’ vincitore non e’. Almeno non del tutto. Lo ha dimostrato chiaramente in diretta John King, analista della CNN, con il suo Magic Wall (Muro magico) un megaschermo interattivo davanti al quale trascorre tutte le serate elettorali e che in tempo reale calcola tra le altre cose I possibili scenari futuri. Di fatto anche assegnando a Santorum il maggior numero possibile di Stati che realisticamente potrebbe vincere, tra quelli che devono ancora votare – a causa del sistema proporzionale, lo ‘spread’ tra I suoi delegati e quelli di Romney risulterebbe alla fine praticamente incolmabile. Solo eliminando Gingrich dalla scena Santorum potrebbe pareggiare il conto o almeno avvicinarsi sensibilmente. In altre parole, malgrado l’iniezione di entusiasmo di ieri sera – fondamentale per ottenere, nell’immediato, voti e finanziamenti – Santorum continua ad avere la matematica contro.
La sensazione e’ che, piu’ che tre vincitori, ci sia stato un solo perdente: il partito Repubblicano. Dopo tanti anni di maggioritario, il GOP ( Grand Old Party come lo chiamano qui), ha avuto la malaugurata idea di assegnare I delegati con il proporzionale. E adesso, se da qui ad Agosto non cambia qualcosa, rischia seriamente – ormai lo dicono in tanti – di arrivare alla convention senza un candidato da contrapporre ad Obama, e di dover ricorrere a “convergenze parallele” per riuscire a nominarne uno.