Fabriano come Boston, cari concittadini, e in contemporanea per giunta!
Nel giro di una settimana nelle due citta’ che chiamo “casa” si svolgono le “primarie”. Qui a Boston, si e’ votato martedi’ scorso. A Fabriano voterete domenica prossima e, chi di voi e’ iscritto al PDL, volendo, anche quella seguente. La poltrona in palio non conta: Presidente degli Stati Uniti o Sindaco di Fabriano, quando la democrazia ti passa sotto casa e’, almeno per il sottoscritto, sempre un’emozione.
Giorgio Gaber diceva che, quando ci sono le elezioni ti senti piu’ pulito, I carabinieri sono piu’ rassicuranti, e anche la strada e la scuola diventano piu’ belle. E io, – tralasciando l’intento satirico di quegli aggettivi – sono assolutamente d’accordo con lui. Specie nel caso delle primarie.
Per me le primarie, che in America seguo e racconto fin dal 2000, sono un esercizio di grande democrazia, di partecipazione alla cosa pubblica ancora piu’ diretta dell’elezione generale. Per molti motivi.
Tanto per cominciare trattandosi di convincere gente del proprio partito, I candidati devono spogliarsi dei mantelli ideologici – spesso utili solo a salvarsi in corner – e a parlare chiaramente (come Romney e Santorum, o come Sagramola e Ruggeri al dibattito di domenica scorsa) di questioni pratiche, di programmi, di soldi! Alle primarie i politici sono costretti alla coerenza poiche’ tutto quello che dicono, ogni promessa, ogni sparata a zero, viene registrato dagli avversari dunque dovranno confermarlo all’elettorato generale prima – e non dopo – il voto. Durante le primarie gli aspiranti – sindaci o presidenti che siano – non possono sbilanciarsi troppo perche’ sanno che tutti voti guadagnati agli estremi, poi, nell’elezione che conta, li pagheranno al centro. Infine le primarie sono un occasione in piu’ per esercitare quel prezioso diritto-dovere chiamato voto … (secondo me chi dice “che palle dobbiamo votare di nuovo” merita una gita obbligatoria, a scelta, in Siria, Iran o Corea del Nord).
E poi, cari concittadini, quest’anno, credetemi, le primarie a Fabriano sono piu’ eccitanti che in America – a Boston di sicuro, ma anche generalmente nel resto degli USA.
Tanto per cominciare, da noi non c’e’ l”incumbent” – ovvero il leader in carica che si ricandida. A differenza di Obama, Sorci ha esaurito il suo mandato, (il sindaco uscente sara’ contento di questo paragone) dunque nessuno sta a guardare gli altri che si scannano, senza spendere ne soldi ne credibilita’ politica, in attesa di scontrarsi con avversari esausti che gia’ si son tirati fuori a vicenda tutti gli scheletri dai rispettivi armadi.
A Fabriano le primarie, come in America nel 2008, riguardano entrambi I partiti maggiori e in nessuno dei due (proprio come allora) c’e’ un grande favorito. A Boston invece, il favorito c’e’ – anche troppo. Mitt Romney qui ci ha vissuto per 25 anni e per 4 anni ha fatto anche il governatore: e’ talmente favorito che non sembrava nemmeno di esser in campagna elettorale … nel 2008 invece … Hillary Clinton e Obama si contesero qui fino all’ultimo minuto il sostegno della buonanima di Ted Kennedy, …altri tempi, altre emozioni!
E nel resto dell’America, nonostante I media cerchino di renderla eccitante per motivi di audience, la corsa dei repubblicani e diventata un affare a due, dove Romney ormai o ammazza qualcuno o difficilmente riuscira’ a farsi sorpassare da uno come Santorum che dice di non credere: nell’effetto serra, nei contraccettivi, nel college per tutti e, dulcis in fundo nelle separazione tra stato e chiesa! “Che palle” in questo caso, purtroppo, lo dico io.
E poi cari concittadini, per voi e’ la prima volta, e la prima volta ( anche se di solito non viene mai bene, e spesso fa anche un po’ male) non si scorda mai. Dunque il mio consiglio e’, parafrasando Raffaella Carra’ degli anni d’oro: votate, votate, votate! Domenica prossima, la domenica dopo e, soprattutto, domenica 6 maggio.
Anche perche’ a diffrenza del Porcellum nazionale, con liste precotte, piene di candidati che nel proprio collegio non sono mai stati nemmeno di passaggio, le amministrative danno la possibilita’ di eleggere sindaco qualcuno di cui conoscete molto piu’ che nome e cognome. Poi, perche’ in un momento economico del genere, un sindaco, piuttosto che un altro, potrebbe davvero fare la differenza nel futuro della nostra, della mia, amata citta’. E’ infine, sempre citando Gaber, perche’ “e’ proprio vero che fa bene un po’ di partecipazione”. A onor del vero l’elettore di quel brano – geniale – , dopo aver fatto questa bella riflessione, si fregava la matita con cui aveva appena votato. Ecco voi magari questo non fatelo, anche perche’ di questo passo, se davvero non cambia qualcosa, fra un po’ il comune non potra’ permettersi piu’ nemmeno quelle.
Buon voto!